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Addio a Beppe Bigazzi, storico volto de “La prova del cuoco”

by Ilaria Paoletti
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Beppe Bigazzi

Firenze, 9 ott – Si è spento nella natia Terranuova Bracciolii Beppe Bigazzi. Famoso per essere stato per anni la spalla di Antonella Clerici nella trasmissione La prova del cuoco, Bigazzi era anche un imprenditore, giornalista e soprattutto un gastronomo.

“Un grande uomo in tutti i sensi”

Bigazzi aveva ottantasei anni ed era ormai da tempo malato. Si è spento nel suo paese della provincia di Arezzo e l’annuncio della sua dipartita è stato dato dal cuoco Paolo Tizzanini, suo collaboratore presso il ristorante L’Acquolina di Terranuova Bracciolini. “Un grande uomo in tutti i sensi” dice di lui Tizzanini.

La collaborazione con Renzo De Felice

Bigazzi si laureò in Scienze Politiche all’università di Firenze con massimo dei voti e lode dopodiché lavorò presso la Banca d’Italia. A metà degli anni sessanta divennne  redattore nel mensile diretto da Giulio Pastore “Il Nuovo Osservatore”; nel 1963 divenne vicepresidente dell’Idoc, associazione culturale dedicata alle grandi religioni monoteiste e tre anni dopo collaborò con lo storico Renzo De Felice alla pubblicazione I Lavoratori dello Stato, edizione critica della raccolta di scritti e discorsi di Giulio Pastore. Lavorò in Eni come dirigente fino al 1993, anno del pensionamento.

La passione per la cucina

Bigazzi  curò la rubrica Luoghi di Delizia per Il Tempo, che parlava appunto di gastronomia. Dal 1995 al 2000 si occupò della rubrica La borsa della spesa all’interno del programma Unomattina su Rai 1 e dal 2000 Bigazzi è infine approdato a La prova del cuoco trasmissione che lo avrebbe reso celebre.

 

La polemica sui gatti

Bigazzi fu sospeso dalla trasmissione il 15 febbraio 2010;  il provvedimento venne addirittura comunicato in diretta tv. Bigazzi aveva “osato” citare il proverbio toscano che dice “a Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto” (letteralmente “il giovedì grasso chi non ha più carne da mangiare si ciba del gatto”). Il gastronomo si riferiva ad una vecchia usanza del passato, quando ci si arrivava a mangiare i gatti per sopperire alla mancanza di carne.

Bigazzi sostenne di aver mangiato più volte la carne di gatto e spiegò come si cucinasse. Gli animalisti, inutile dirlo, animarono un polverone; Bigazzi cercò di spiegarsi in un’intervista per il Corriere della Sera: “Negli anni ’30 e ’40 come tutti gli abitanti del Valdarno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c’era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze”. Dopo la sospensione, Bigazzi tornò nel 2013 a La prova del cuoco, ma non partecipò all’addio al programma da parte di Antonella Clerici.

Ilaria Paoletti

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2 comments

rino 10 Ottobre 2019 - 1:43

Già dieci anni orsono il politicamente corretto mieteva vittime illustri. A me piaceva. RIP.

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ugo 12 Ottobre 2019 - 10:35

Qualche persona di buon senso mi saprebbe spiegare quale differenza c’è tra mangiare un gatto o un cane e mangiare un maiale? Avete mai avuto a che fare con un maiale allevato gomito a gomito con le persone? I suoi comportamenti sono assai prossimi a quelli di un cane, sia per emotività sia per intelligenza e capacità di interazione. Cerchiamo, ALMENO per una volta, di essere ragionevoli. Chi condanna chi si ciba dei gatti e dei cani, per coerenza e dignità non osi più mangiare una fetta di prosciutto che sia una. Oppure taccia.

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