Roma, 19 mar – Quasi 1300 panchine in Italia, 797 nella sola serie A. In tal senso il migliore di tutti, questione di primati nazionali sul rettangolo verde. Stiamo parlando di Carlo Mazzone: nato a Trastevere nel 1937, avrebbe compiuto oggi 88 anni.
Tutte le panchine
Cresciuto nelle giovanili della “sua” Roma, lega la carriera da calciatore alla maglietta dell’Ascoli, in terza serie. È il capitano del Picchio nel corso degli anni ‘60: nella città delle cento torri appenderà gli scarpini al chiodo e indosserà per la prima volta la tuta da allenatore. L’intuizione del Presidentissimo Costantino Rozzi è di quelle giuste: Carlo Mazzone porta, per la prima volta nella loro storia, i piceni in cadetteria (1972). Per poi farli volare in Serie A due stagioni più tardi, impresa allora mai riuscita a nessuna compagine marchigiana. Seguiranno poi gli anni a Firenze, Catanzaro e il ritorno in bianconero. Sempre nella massima competizione nazionale.
Così Sor Magara – in romano “un magari che dici di fronte ad una prospettiva davvero bella e soprattutto inaspettata” – scende di nuovo in B tra Bologna, Lecce (una promozione) e Pescara. In quel di Cagliari conquisterà una storica qualificazione in Coppa Uefa, tra il 1993 e il 1996 avrà l’onore di guidare la sua squadra del cuore. Eccolo ancora in Sardegna, toccata e fuga a Napoli, una splendida cavalcata continentale sotto le Due Torri e tra i pochi a terminare un campionato intero sotto la gestione Gaucci: per uno strano scherzo del destino nel maggio 2000 il Perugia dell’allenatore romanista “consegnerà” lo scudetto alla Lazio. C’è ancora tempo per il triennio bresciano, poi l’ennesimo ritorno a Bologna e il Livorno portato clamorosamente in Europa.
Carlo Mazzone e il talento cristallino di Francesco Totti
Trentotto stagioni, dodici società diverse. E tantissimi aneddoti ormai consegnati alla storia della pedata italica: dallo scambio di battute con Amedeo Carboni (“Aò, e allora ‘ndo cazzo vai?”) fino alla pazza corsa sotto al settore ospiti – non proprio una visita di cortesia – in un indimenticabile Brescia-Atalanta. Passando per il motorino e le possibili bronchiti di un giovanissimo Francesco Totti.
A proposito: la grandezza di Carlo Mazzone sta nel particolare rapporto, sicuramente atipico rispetto a tanti colleghi, con i migliori fantasisti italiani che hanno illuminato gli stadi a cavallo tra i due millenni. Proprio in un periodo in cui il 4-4-2 ha provato a togliere spazio a questi poeti del pallone. Suo il merito di aver compreso appieno – appunto – le potenzialità del Capitano. “Classe e talento allo stato puro”, tanto da chiudere i casting del calciomercato e fargli pensare “a Carlè, ma dove lo trovi uno meglio di questo?”
L’allenatore dell’ultimo Baggio
Dalla gestione del primissimo Totti (“al giovedì, quando c’era la partita di allenamento, lo facevo chiamare per vederlo in azione contro i titolari. Ma per evitare che potesse montarsi la testa, ne chiamavo altri due o tre. Poi cominciai a portarlo in panchina per fargli prendere conoscenza con il campionato e convinzione nei propri mezzi”) a quella dell’ultimo Roberto Baggio. Dirà il Divin Codino nel giorno della morte, avvenuta il 19 agosto 2023 : “un uomo puro, per lui avrei fatto l’impossibile. C’era un rapporto senza filtri di rispetto reciproco. Lui più di tutti aveva capito che persona sono”.
Schietto e sanguigno, fedele alla tradizione italiana: quella del chiudersi per poi ripartire senza tanti fronzoli. Eppure allenatore dei numeri dieci, anche di quelli mancati. Come nel caso di Andrea Pirlo, trasformato dal decano della panchina da insipido trequartista a regista di livello mondiale. Un grandissimo uomo di calcio, al di là di ogni retorica romantica e nostalgica.
Marco Battistini