Roma, 17 mar – La Lazio terza in campionato a un punto dalla Roma seconda in classifica: a inizio anno in pochi avrebbero creduto di trovare i biancocelesti in questa posizione di classifica a metà marzo. Oggi, invece, la squadra di Pioli è in salute ed è una certezza: una squadra organizzata e con principi di gioco solidi, come già avevamo sottolineato un mese fa.
Sotto il profilo tattico è sicuramente una delle migliori realtà del campionato di Serie A 2015, ma c’è anche dell’altro: c’è anche una società che lavora con progettualità e che ha sempre le idee chiare quando interviene sul mercato. Difficilmente, infatti, la Lazio ha sbagliato acquisti negli ultimi anni o ha preso giocatori che poi si sono rivelati inutili al progetto. Frutto del caso? Assolutamente no, frutto di un’ottima organizzazione che parte dal reparto di matchanalysis. Lo staff dei video-analisti tattici della Lazio, guidato da Jesse Fioranelli, non si occupa esclusivamente di questioni tecniche, ma ha un ruolo importante anche nella ricerca dei giocatori.
“La Lazio ha un approccio particolare nello scouting, un approccio che ci permette di capire cosa ci serve e chi ci serve – ha affermato Fioranelli in un incontro di alcuni mesi fa davanti a tanti giovani aspiranti videoanalisti – Anche se siamo una società importante del campionato italiano, non ci possiamo permettere molti acquisti sbagliati. Per questo motivo Igli Tare tiene in grossa considerazione le nostre valutazioni. Prima di cercare un giocatore, il nostro obiettivo è capire qual’è il profilo che ci serve: abbiamo un centrale di difesa che predilige dare copertura piuttosto che cercare l’anticipo? Andremo a cercare un difensore che abbia maggiori qualità in questo secondo aspetto. Nella ricerca del giocatore diventa importante il nostro contributo: il nostro scouting è prevalentemente basato sulla valutazione dei giocatori attraverso i video. Preferiamo questo approccio perché ci permette di guardare un numero maggiore di partite, non dovendo andare ogni volta in giro per i vari stadi, e perché ci permette di creare un database di giocatori ampio, con clip video sempre disponibili. E se nel nostro database abbiamo trenta mezzale sinistre, il compito del direttore sportivo sarà acquistare il giocatore che più si avvicina al profilo tecnico, tattico e fisico che ci serve”.
Come si può vedere, c’è un rapporto di forte collaborazione tra lo staff tecnico guidato dall’allenatore e il direttore sportivo.
A differenza di quello che avviene al Milan, per esempio, anche ieri sconfitto dalla Fiorentina e ormai sempre più destinato ad una nuova stagione anonima. Facile colpevolizzare Filippo Inzaghi: la sua poca esperienza ne fa di lui un capo espiatorio perfetto. Ma i problemi sono sicuramente più profondi. Basti pensare all’affare Bonaventura: il suo approdo in rossonero nelle ultime ore del mercato estivo è stato frutto del caso, ovvero della mancata conclusione dello scambio Biabiany-Zaccardo e della proposta di Marino, direttore sportivo dell’Atalanta, ex squadra di Bonaventura. Stesse considerazioni possono essere fatte per Bocchetti: è stato il procuratore del giocatore a offrire il suo assistito al Milan. Per questi motivi il 3 febbraio, mentre tutti gli addetti ai lavori lodavano le operazioni di mercato di Galliani, abbiamo definito quello dei rossoneri un mercato non funzionale: la poca integrazione di Cerci e Destro nel progetto tattico di Inzaghi ne è la dimostrazione. Così come dovrebbe far riflettere la vicenda dell’oggetto misterioso Suso, che fa seguito all’acquisto di inizio anno di Van Ginkel: due giocatori che dovevano rafforzare il centrocampo rossonero ma che, al momento, non si può dire che abbiano lasciato il segno.
Inzaghi e il suo staff tecnico non hanno quindi colpe? No, quando le cose vanno male le responsabilità sono molteplici e sicuramente anche l’allenatore non può esserne esente.
Certo non è facile individuare i problemi del Milan attraverso un quadro completo. Nonostante ciò il lunedì di serie A ci porta a fare un’altra considerazione: per quanto riguarda gli allenamenti del Milan, così come della Roma, altra squadra in forte crisi, si è spesso sentito parlare di carichi di lavoro.
In un articolo della scorsa estate della Gazzetta dello Sport, è stato presentato il metodo “spacca-muscoli” adottato da Daniele Tognaccini, preparatore fisico del Milan: una filosofia secondo la quale l’ultima parte del lavoro giornaliero è tutto sulla forza, con carichi pesantissimi, mentre nella prima parte dell’allenamento si preferisce lavorare sulla qualità e sugli aspetti tecnico-tattici.
La Roma, invece, ha cambiato modo di allenarsi rispetto alla scorsa stagione: anche per i giallorossi un lavoro basato maggiormente sulla forza, con tante ore trascorse in palestra e meno sul campo. Carichi maggiori con l’obiettivo di mantenere uno standard di forma costante per tutta la stagione: i risultati non gli stanno dando ragione.
Al contrario, per quanto riguarda Lazio e Fiorentina, difficilmente si sente parlare di carichi di lavoro. Gli staff tecnici di entrambe le squadre, difatti, prediligono allenarsi molto con il pallone, per riprodurre in allenamento gli stimoli di gara. Che la grande stagione delle due squadre sia anche merito dell’allenamento più funzionale? Difficile dirlo con certezza, ma al momento non è possibile negare che questo aspetto possa avere influito.
Renato Montagnolo
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