Madrid, 14 mag – C’è la solita, molto italiana, partita eroica della difesa che resiste a ogni assalto. C’è la freschezza di Morata e Pogba, tutti tecnica e velocità. C’è la duttilità e la calma di Allegri, che ha cambiato volto a questa squadra. Ci sono le sportellate di Tevez e i duelli di Vidal.
Insomma, c’è un po’ tutta la proteiforme anima della Juventus nella partita di Madrid che consegna ai bianconeri il biglietto per la finale di Champions League.
Finisce 1-1 (gol di Cristiano Ronaldo su rigore e pareggio di Morata), ma in virtù del 2-1 juventino dell’andata passano il turno Buffon e compagni, che ora se la dovranno vedere con il Barcellona nella finalissima.
A differenza del match di Torino, in cui i madridisti erano apparsi spenti e sotto tono, ieri sera gli uomini di Ancelotti hanno spinto parecchio sull’acceleratore. Del resto la Liga è virtualmente persa e la coppa dalle grandi orecchie era l’unico trofeo ancora in palio. Per larghi tratti della partita il pressing del Real è tambureggiante. L’area bianconera è accerchiata, assediata, messa sotto pressione.
Ma la mira è quasi sempre imprecisa, la difesa bianconera soffre ma regge e alla fine riesce a piazzare il colpo con Morata, a segno come all’andata e come all’andata restio a esultare: una galanteria verso la sua ex squadra non ricambiata dai tifosi, che lo fischiano al momento della sua sostituzione (e lo spagnolo ci rimane malissimo).
Nell’arco dei 180 minuti, in ogni caso, la Juve dimostra di essere più organizzata, più convinta, più determinata, più solida, anche se probabilmente meno spettacolare del Real. In una parola, dimostra di essere più squadra.
Basterà tutto questo contro l’invincibile armata blaugrana? A vedere come Messi e compagni hanno strapazzato il Bayern Monaco – non gli ultimi arrivati quindi – sembrerebbe di poter dire che i bianconeri siano spacciati. Ma neanche col Real Madrid (che in campionato è sotto al Barcellona di 4 punti, non di 44) partivano favoriti. A ben vedere gli italiani, a certi livelli, non partono mai favoriti. È per questo che spesso la spuntano.
Adriano Scianca