Roma, 22 mar – Dal 1955 il Newcastle United non alzava un trofeo nazionale. Quindi potete ben immaginare cosa abbia significato per i suoi tifosi la conquista domenica a Wembley, ai danni del super favorito Liverpool, della League Cup inglese. Sì, perché Newcastle è una città che vive totalmente e profondamente per il calcio, vissuto in maniera quasi maniacale. Sfatiamo subito ogni mito: non stiamo certo parlando di una favola, in quanto la società è di proprietà dal 2021 del consorzio PIF. Vale a dire il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, ma qui cercherò di spiegare cosa rappresenti per questa comunità il club bianconero.
La città meno inglese di tutte
Newcastle upon Tyne (dal fiume su cui sorge) è forse la città meno inglese di tutte. Siamo infatti al confine con il Vallo di Adriano che segna il confine con la Scozia. I suoi abitanti si sono quindi sempre visti come un’entità a parte. Sono definiti Geordies, dallo strano dialetto che qui si parla, vale a dire un mix di anglosassone arcaico e latino, che si è conservato immutato nei secoli.
Se non ci credete vi consiglio una tappa a Newcastle per verificarlo! Certo, dal vecchio insediamento romano di Novocastro la città ne ha fatta di strada, tanto da essere oggi considerata tra le migliori città europee per fare festa la sera. Ed in questo luogo di poco più di trecentomila abitanti poteva esserci posto per una sola squadra, una compagine tifata praticamente da chiunque nella zona.
La maglietta del Newcastle United
Vi accorgete che state per arrivare a Newcastle per due motivi. In lontananza, dalla vicina Gateshead, vedrete stagliarsi l’imponente Angel of the North (una moderna statua di 20 metri di larghezza per 54 d’altezza, raffigurante un angelo in questi giorni vestito ovviamente di bianconero). Ed incomincerete a vedere persone di ogni età e sesso che indossano la maglia del club, qualsiasi sia il giorno della settimana. Nel centro cittadino, alla sommità di una piccola collina, sorge il St James’ Park, la casa dei Magpies (le Gazze) dal 1892, anno della fondazione.
Nonostante di trofei qui se ne siano sempre alzati gran pochi (l’ultimo dei quattro campionati risale addirittura al 1927, mentre in campo internazionale si parla della Coppa delle Fiere del 1969), la media spettatori si è sempre mantenuta altissima anche negli anni più bui. Facendo così della Toon Army (“Toon” in lingua Geordie sta a significare “Città”) una delle tifoserie più passionali e talvolta violente del paese – celebre in questo il derby con gli odiati vicini del Sunderland. Tanto che gli abbonamenti per la stagione vengono sempre esauriti praticamente il giorno stesso della loro messa in vendita.
Paul Gascoigne e Alan Shearer
Paul Gascoigne ne è un grande tifoso, entrandone nelle giovanili nel 1980 e restandovi fino al 1988. Ma da quelle parti se si vuole parlare di qualcosa che si avvicini allo status divino bisogna fare il nome di Alan Shearer. La cui statua, raffigurante la sua iconica esultanza col braccio alzato, troneggia fuori dallo stadio a partire dal 2016. Sì perché qui Shearer ci è nato, ma la sua carriera calcistica lo ha portato altrove, fino a conquistare un titolo nazionale con il Blackburn Rovers nel 1995. Dopo Euro 1996 venne fortemente voluto da Alex Ferguson per il suo Manchester United, ma lui preferì andare a casa sua, per giocare nel club dei suoi sogni fino al termine della carriera nel 2006. Segnò 206 reti (primato assoluto del Newcastle), ma non vinse mai più nulla.
Non importa, non se ne è mai pentito perché aveva quello che aveva così fortemente voluto e che, molto probabilmente, nel calcio odierno sarebbe stato impossibile. Ora però da quelle parti hanno un nuovo eroe, Dan Burn, altro local boy, con un dito amputato da ragazzino ed un passato da commesso, che ritorna al club che lo aveva scartato e del quale è tifoso, per segnare il goal che domenica sblocca la finale, prima di venire convocato, a 33 anni, anche in nazionale.
Racconti al bancone
E quindi, se vi vorrete fare un giro da quelle parti, fate un salto allo Strawberry (eletto miglior pub d’Inghilterra nel quale vivere un’esperienza il giorno della partita) e fatevi raccontare dagli avventori, tra una Newcastle Brown Ale e l’altra, un po’ di aneddoti tra mito, realtà e favola… finché non sentirete ruggire l’urlo “Howay the Lads!” (“Forza Ragazzi!”).
Concludo con una curiosità: il Newcastle ha anche un discreto seguito a livello musicale, visto che è tifato da Mark Knopfler dei Dire Straits, Brian Johnson degli AC/DC e Sting.
Roberto Johnny Bresso