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Il derby, molto più di una partita

by Roberto Johnny Bresso
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Roma, 12 apr – Weekend di derby romano. Come al solito, una città si ferma, perché non esiste classifica. Quel giorno conta soltanto vincere per rivendicare la superiorità cittadina ed allora non ci sono né amici né famiglia. Ma solo i colori della tua comunità. Ma come nasce il termine derby e perché è divenuto sinonimo di qualcosa che vada al di là dell’evento sportivo?

Correva l’anno 1779…

Tanto per cambiare bisogna andare in Inghilterra, precisamente al 1779. Siamo a Derby, città lungo le rive del fiume Derwent ed il dodicesimo conte locale è tale Edward Stanley, un grande appassionato di cavalli. Convolando a nozze, decise di onorare i festeggiamenti con due corse ippiche, la più importante delle quali fu una tra puledri maschi che venne chiamata in suo onore proprio Derby. L’evento raccolse un successo clamoroso, tanto che in altre città vennero organizzate corse di rilevante importanza alle quali venne sempre dato lo stesso nome. Viene anche citata nella popolare serie tv Peaky Blinders, quando un’intera puntata è dedicata al celebre Derby di Epsom. L’usanza arrivò anche in Italia nel 1883, con Re Umberto I che organizzò il Derby Reale.

Dall’ippica al calcio

Ma come si passa poi dall’ippica al calcio? All’inizio del Novecento il football diventava sempre più popolare nel Regno Unito e le competizioni più accese erano quelle tra squadre della stessa città o di paesi limitrofi. Ecco che queste sfide iniziarono ad essere definite dalla stampa popolare come “Local Derbies” e poi, semplicemente, “Derbies”. Con il passare degli anni poi il significato si estese anche a squadre della stessa regione o, addirittura, a squadre anche lontane geograficamente ma che avessero una storia che le legasse in qualche modo.

Ovviamente la cosa si è estesa a tutti e cinque i continenti e poi anche a tutti gli altri sport, tanto che, anche se magari ora un po’ abusata, quando si sente la parola derby sappiamo che si sta per assistere ad un qualcosa che molto spesso ha più a che fare con implicazioni sociali e politiche che non sportive. Basti pensare al così detto Old Firm, il Derby di Glasgow tra i Rangers, protestanti e lealisti, ed i Celtic, cattolici e repubblicani. Un derby spesso considerato il più sentito al mondo, insieme a quello di Buenos Aires tra il River Plate ed il Boca Juniors.

I derby italiani

In Italia i derby canonici, anche dette stracittadine, sono quattro: quello di Milano tra Milan ed Internazionale, quello di Roma tra Lazio e Roma, quello di Torino tra Juventus e Torino e quello di Genova tra Genoa e Sampdoria. Tutti hanno avuto nel tempo momenti epici, scontri violenti ed acredini dovute a divergenze anche culturali, cosa che ovviamente nel tempo si è un po’ sfumata ovunque.

Esiste in ogni caso un’altra affascinante teoria sul come il termine derby sia arrivato nel calcio ed è una teoria che riporta indietro fino almeno al XII secolo ed al Royal Shrovetide Football Match. Ogni anno, il giorno di Martedì Grasso, nella cittadina di Ashbourne, nel Derbyshire, tutti i cittadini maschi dai 18 anni in su partecipano ad una gara tra la parte alta e la parte bassa della città. Scopo dell’incontro, della durata di ben due giorni, è fare goal nella propria porta, con le due porte che distano quasi 5 km! Partecipano centinaia di persone e spesso si registrano anche episodi violenti, un tempo di una certa gravità.

Attualmente è divenuto un evento che attrae molti turisti da ogni parte del mondo, ma mantenendo intatte le stesse regole e tradizioni. Insomma, da qualunque punto vogliate affrontare la questione, la conclusione è sempre una sola: il derby non sarà mai una partita come le altre!

Roberto Johnny Bresso

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