Roma, 18 feb – Nonostante tre lustri di amari bocconi continentali, il calcio italiano rimane saldamente sul podio dei trofei conquistati. Almeno per quanto riguarda le competizioni organizzate dall’Uefa. Ancora sopra alle ricche, ricchissime inglesi (49 a 48) il nostro pallone continua a distanziare ampiamente le compagini tedesche – quarte, ferme a un totale di 30. Sopra a tutti, al momento irraggiungibile con 65 affermazioni, la Spagna. Un divario maturato nell’ultima decade: rispetto alla sola Conference romanista, Real e soci hanno collezionato ben 19 coppe. Imbarazzante, è vero. Eppur si muove: il biennio che ci ha portato fin qui racconta di un risveglio da parte delle nostre società. Insomma, terminato l’inverno siamo già oltre la classica rondine che non fa primavera. Dopo l’ottima prova tedesca della Lazio, gli imminenti impegni di Inter e Napoli – contro Atletico Madrid e Barcellona – rappresentano un esame di spagnolo il cui buon esito andrebbe al di là del “semplice” risultato. Vediamo perché.
Le migliori avversarie possibili?
Colchoneros e blaugrana, importanti pagine di pallone europeo che devono però confrontarsi con una fase, per così dire, di difficile transizione. Gli uomini di Simeone – alla guida dei biancorossi dal 2011 – sono alle prese con una vera e propria rivoluzione tattica. Dimenticatevi le fruttuose barricate a cui i campioni dell’Europa League 2017/18 ci avevano abituato. La versione aggiornata del cholismo prevede palleggio e un baricentro più alto. Con scarsi risultati finora: addio difesa di ferro – l’Atletico ha già subito più di 30 reti in stagione – e netta distanza dalla vetta della Liga.
Musica per le orecchie dell’Inter, quest’anno in difficoltà proprio con squadre che sanno arroccarsi per poi ripartire. Leggere a proposito alla voce Real Sociedad. Se alle certezze tecniche dei nerazzurri aggiungiamo lo stop di bomber Morata (l’ex juventino salterà sicuramente l’andata) ecco che i madrileni si configurano come l’avversario ideale per passare il turno.
Discorso analogo per quanto riguarda il Napoli. In Catalogna – almeno dal 2020 – non si respira più l’aria frizzante dei tempi che furono. Anzi, pare proprio che il tecnico Xavi sia su una graticola sempre più calda. La tipica panchina che scotta. Il tiki-taka poi è passato di moda: calata la qualità, anche il Barcellona dietro sta mostrando diverse crepe. E gli azzurri davanti hanno individualità che possono fare davvero male. Con l’età media più bassa del G16 di Champions (24,7) e la lontananza del Camp Nou – in fase di ristrutturazione – ad oggi lo scoglio catalano sembra decisamente meno ostico di quello che il blasone ci possa far credere.
Inter e Napoli: l’esame di spagnolo è una questione di testa
Qualcuno obietterà: anche i partenopei hanno vissuto momenti migliori. Osservazione corretta, ma – pur contaminandosi – campionato e Champions League viaggiano su binari paralleli. Prendiamo proprio la Beneamata della passata stagione. Superficiale in patria, solidissima in Europa. Tanto da tenere testa a quella corazzata che risponde al nome di Manchester City. Un qualcosa di impronosticabile non più tardi di dodici mesi fa. La strada da seguire è quella continuata mercoledì sera anche dalla Lazio. Più dello strapotere economico (nel caso specifico del Bayern Monaco) possono le idee e – soprattutto – la fame.
Il riprendersi l’Europa del pallone passa anche da Inter, Napoli e dal loro esame di spagnolo: come ben sappiamo, i risultati positivi creano sovente circoli virtuosi. Vincere aiuta a vincere non è solo una frase fatta. Come ci ha dimostrato l’attuale capolista nell’ultimo anno solare, molto spesso è la testa a fare la differenza. Loro perdono colpi, noi siamo in ripresa. E poi, per dirla con De Rossi, nessuno è imbattibile (anche nei 180’ aggiungiamo noi). Eliminare Atletico Madrid, Barcellona e Bayern Monaco non è più un’utopia. Due iberiche in un colpo solo e l’unica tedesca degna di nota sarebbe un grande segnale di continuità. Per tutto il calcio italiano.
Marco Battistini