Roma, 18 apr – Non è un momento facile per Karim Benzema, centravanti francese del Real Madrid. Escluso dalla formazione titolare nelle ultime gare, Benzema ha finora segnato la miseria di 5 gol in 26 gare disputate (20 partendo dall’inizio). Facile intuire perché l’allenatore dei blancos, il compaesano Zidane, abbia deciso di farlo accomodare in panchina. Le cose non vanno bene nemmeno con la nazionale: Benzema non vi gioca dall’8 ottobre 2015. «Se sono stato punito, è stato per ragioni politiche», ha dichiarato in un’intervista pubblicata ieri sull’edizione spagnola di Vanity Fair. In effetti è così, ma non perché l’attaccante ha votato la Le Pen, quanto perché tre anni fa si rese complice di un odioso caso di estorsione ai danni del suo compagno di nazionale Mathieu Valbuena. Sulla questione intervenne addirittura l’allora primo ministro Manuel Valls, che condannò molto duramente il comportamento di Benzema. Il cittì francese Didier Deschamps non lo ha più convocato ed è tuttora improbabile che lo inserisca nella lista dei 23 da portare in Russia.
Il rapporto di Benzema con la Nazionale francese, tuttavia, non è mai stato idillico. Già nel 2013 l’attaccante fu criticato per il fatto non cantare l’inno prima delle partite. Ora Benzema ne rivela il motivo a Vanity Fair: «Se analizzate attentamente il testo, c’è un chiaro riferimento alla guerra e io non ho intenzione di cantarlo. Io ho vestito la maglia della Nazionale francese per questioni sportive, ma il mio Paese è l’Algeria». Effettivamente la Marsigliese, il canto dei rivoluzionari francesi, fu scritta e musicata ai tempi del conflitto tra Francia e Austria: «Alle armi, cittadini, formate i vostri battaglioni, marciamo, marciamo! Che un sangue impuro abbeveri i nostri solchi!». Insomma, quando gli insorti e i giacobini imbracciarono le armi per rovesciare la monarchia e l’ancien régime, non avevano propositi pacifici.
Benzema non è l’unico “nuovo francese” che ha deciso di non cantare l’inno. Christian Karembeu, ex centrocampista originario della Nuova Caledonia, si è sempre rifiutato di intonare la Marsigliese – come ha dichiarato – per rispetto alla memoria di due suoi zii, i quali furono esposti in uno zoo umano in occasione dell’Esposizione Coloniale di Parigi del 1931. La composizione etnica della Nazionale francese, oggi chiaramente sbilanciata, creò per esempio più di qualche problema ai Mondiali di Sudafrica 2010: un’eliminazione ingloriosa che fu figlia anche di un “ammutinamento” della squadra dovuto alla decisione dell’allora cittì Domenech di rimandare a casa anzitempo l’attaccante di colore Nicolas Anelka. Insomma, non proprio un comportamento adeguato a una rappresentativa che dovrebbe difendere sui campi da calcio l’orgoglio e l’onore della nazione.
Valerio Benedetti