Il calcio è senza dubbio lo sport più praticato e più diffuso del mondo, e l’Italia non fa eccezione. Fin da quando alla fine del 1800 gli inglesi hanno diffuso il loro regolamento, oggi abbondantemente modificato, questo sport si è imposto in maniera molto naturale. In questo contesto, da sempre il campionato di Serie A italiana si è rivelato come una fucina importante di grandissimi talenti, partendo dai portieri fino agli attaccanti, passando per i difensori e i centrocampisti. Tuttavia, negli ultimi trent’anni sono esplosi tantissimi talenti cristallini in grado di fare da connessione tra centrocampo e attacco, i cosiddetti trequartisti, o addirittura fantasisti per via delle loro qualità tecniche e di pensiero. Seppure negli ultimi mesi la nazionale italiana non abbia rimediato delle ottime figure, e quasi un anno fa si verificava la tragica eliminazione contro la Svezia che privava gli azzurri della coppa del mondo di Russia, va ricordato che poche altre scuole hanno generato tanti potenziali numero 10 o giocatori di grandissima tecnica in così poco tempo. Vediamo dunque quali sono i calciatori italiani più rappresentativi dagli anni ’80 fino ad ora, partendo dal più amato di tutti.
Baggio, talento puro e fragile
Quando era giovane e spensierato Roberto Baggio non avrebbe mai potuto immaginare due cose così importanti si avverassero. La prima è che sarebbe stato probabilmente il più grande 10 italiano della storia. La seconda è che gli sarebbe costato tantissimi sacrifici e sofferenze fisiche. Tutto ciò per via di un infortunio alla giovanissima età di diciotto anni. All’epoca, quando giocava nel Lanerossi Vicenza, il giovane fantasista si ruppe il ginocchio in un modo talmente catastrofico che in pochi pensarono che avrebbe potuto portare avanti una carriera così importante. Dopo una ricostruzione dell’arto con 220 punti di sutura, invece, il giovane veneto fece capire a tutti che voleva trionfare a qualsiasi costo. Si svegliava un’ora prima di tutti per condurre esercizi di rinforzo di muscoli e articolazioni per poter esprimersi al meglio in campo e prima la Fiorentina e poi la Juventus fecero carte false per averlo. Fu proprio con la maglia della Juventus che conquistò il Pallone d’oro del 1993, l’anno prima di disputare uno splendido mondiale con la maglia dell’Italia che arrivò seconda dietro al Brasile. All’epoca la Juventus era come adesso la grande candidata al titolo del campionato italiano secondo le scommesse specializzate in calcio con una quota di 1,15 al 16 novembre. Se oggi i bianconeri possono contare su Cristiano Ronaldo, all’epoca era Baggio la loro stella indiscussa. Nonostante il rapporto con i grandi club dei quali vestì la maglia, ossia Juve, Milan e Inter, non fu dei migliori, il Divin Codino fu sempre amato da tutti e diede il suo meglio in due piazze di provincia: prima a Bologna e poi a Brescia, dove avrebbe lasciato il segno per sempre. Tra goal spettacolari e invenzioni uniche, il talento di Baggio aveva brillato in ogni squadra in cui aveva militato e nonostante la mancata vittoria di un campionato del mondo in molti lo riconosceranno come il più grande italiano di sempre.
Totti, l’ultimo Re di Roma
Se bisogna trovare un elemento di identificazione tra una città e un club, questo dovrà essere per forza Francesco Totti. Nato e cresciuto nella capitale, l’ex numero 10 giallorosso, adesso nello staff dirigenziale della società dove ha sempre giocato, ha disputato 22 campionati da professionista nella prima squadra, il suo grande amore da quando era bambino. Dopo essersi ritirato due stagioni fa, l’ex numero 10 della Roma ha ulteriormente ingrandito la sua aura di simbolo giallorosso. Nonostante fosse stato cercato da tantissimi altri club europei, er Pupone, come lo chiamano tutti, aveva sempre giurato fedeltà assoluta alla Roma e ne ha fatto la storia vincendo il terzo Scudetto della storia del club nella primavera del 2001. Fantasista assoluto, ma abile nel riciclarsi da centravanti negli ultimi dieci anni della sua carriera, Totti è il secondo goleador di sempre della Serie A dietro a Silvio Piola. Fanno fede i 250 goal messi a segno, ovviamente tutti con la maglia della Lupa. Tra campionato e Champions League, Totti ha trascinato la Roma ovunque andasse, sciorinando colpi di classe cristallina e goal impressionanti, come quello a San Siro contro l’Inter nel novembre del 2005, poco prima di vincere il mondiale con l’Italia.
Pirlo, fantasia da ogni dove
Anche lui campione del mondo nel 2006, in origine era un trequartista vecchio stile. Lento ma molto tecnico, era stato inizialmente chiuso all’Inter proprio da Roberto Baggio, per poi ritrovarselo anche al Brescia. Eppure Andrea Pirlo, anch’egli ritiratosi poco fa, riuscì a farsi strada da regista davanti alla difesa grazie a una geniale intuizione di Carlo Mazzone. In seguito, un altro Carlo, Ancelotti, lo avrebbe confermato in quella posizione in un Milan con il quale avrebbe vinto tutto, aprendo uno scintillante ciclo di vittorie. Al Milan strinse amicizia con Rino Gattuso, la cui abilità nel recuperare palloni lo aiutò a consolidarsi come regista classico, ruolo che avrebbe poi interpretato alla perfezione prima in nazionale e poi alla Juventus, ultima squadra italiana prima di affrontare un’avventura calcistica a New York e poi appendere le scarpette al chiodo. In grado di tracciare passaggi geniali da lontanissimo grazie alla sua visione di gioco, ma anche capace di calciare benissimo in porta, Pirlo è l’ultimo dei grandi geni di un calcio italiano che cerca ansioso una rivincita a livello internazionale.
Questi tre calciatori sono solo gli esempi più fulgidi della fantasia calcistica di matrice italiana che si è imposta a livello mondiale. La speranza è che questa tradizione persista anche in tempi futuri ed illumini il calcio tricolore e globale.
171