Roma, 19 gen – L’ultima giornata del girone di andata di Serie A propone una nuova sfida di alta classifica per la Lazio nello stadio di casa: quello contro il Napoli è un vero e proprio scontro diretto per il terzo posto per gli uomini di Pioli, attesi da una nuova prova di maturità dopo quella del derby capitolino della scorsa settimana.
La Lazio cambia sistema di gioco rispetto alla partita giocata contro la Roma. In fase di possesso si schiera con un 4-3-3 caratterizzato da terzini che spingono molto garantendo massima ampiezza alla manovra biancoceleste, da Ledesma che si abbassa spesso tra i difensori per dettare i tempi, da un tridente offensivo non particolarmente capace di attaccare la profondità. Proprio la poca propensione di Keita e Candreva di attaccare la profondità non garantisce alla Lazio la possibilità di creare situazioni di pericolo da zona centrale: solo su cross e gioco fermo i biancocelesti riusciranno a impensierire la retroguardia napoletana. In fase di non possesso la Lazio abbassa i due esterni di attacco sulla linea dei due interni di centrocampo, schierandosi con un 4-1-4-1.
Il Napoli risponde con il solito 4-2-3-1 in fase di possesso che si trasforma in 4-4-2 in fase di non possesso.
La squadra di Benitez gioca una partita attendista, lasciando agli avversari il pallino del gioco: l’obiettivo è quello di recuperare palla nella zona sotto il cerchio di centrocampo per poi effettuare transizioni rapide che sfruttino le qualità dei propri giocatori d’attacco. Così nasce il gol al diciassettesimo del primo tempo: recupero palla su Keita da parte di Gargano e Albiol, quest’ultimo serve Mertens venuto a prendere palla centralmente, il belga verticalizza immediatamente servendo Higuain, bravissimo nell’attaccare la profondità e poi fantastico nel realizzare un gol da posizione molto defilata.
Questo vantaggio improvviso, dopo un netto predominio territoriale della Lazio, potrebbe far pensare che la vera differenza sia stata fatta dalla diversa qualità dei giocatori d’attacco. In effetti, Mertens e Higuain inventano un gran gol, ma è la tattica scelta da Benitez a funzionare, nel complesso. A differenza di quella voluta da Pioli che paga le assenze di Mauri, eccezionale negli inserimenti in area di rigore, e di Felipe Anderson, bravo nel prendere palla tra le linee per creare situazioni di pericolo.
Dopo due minuti il Napoli è nuovamente pericoloso: questa volta è Higuain ad abbassarsi per prendere palla tra le linee mentre Mertens è bravissimo ad attaccare lo spazio alle sue spalle. La difesa della Lazio sbaglia il tempo di uscita per un’errata lettura della palla coperta/scoperta (in quella situazione sarebbe dovuti scappare) e perché escono in due (Cana e Basta) sul numero 9 del Napoli: i biancocelesti si salvano solo grazia ad un’uscita tempestiva di Berisha.
Nell’immagine si può notare come anche Callejon attacchi lo spazio interno creato dal movimento tra le linee di Higuain: si può riassumere in questo la sostanziale differenza nel creare pericoli tra le due squadre.
Ad una Lazio con poche soluzioni per arrivare alla conclusione, servirà un tiro dalla distanza al 27esimo da parte di Biglia per far provare qualche brivido agli azzurri di Benitez: la buona conclusione, che finirà a lato, rende ancor più chiare le difficoltà degli uomini di Pioli ad avvicinarsi all’area di rigore avversaria.
Al trentesimo si sviluppa un’immagine eloquente del match: la Lazio crea pericoli agli avversari grazie ad una palla inattiva – punizione laterale da sinistra battuta da Ledesma e raccolta da Parolo che di testa centra la traversa -, il Napoli riparte velocemente verticalizzando su Higuain, il quale gioca a muro su Mertens che serve de Guzman dietro le spalle dell’argentino. Il giocatore olandese del Napoli andrà al cross, ma l’azione si concluderà con un nulla di fatto.
Gli ultimi quindici minuti del primo tempo vedono una Lazio intraprendente, che finalmente sembra aver trovato la chiave della partita, con i cross da esterno che arrivano in modo più sistematico. Queste immagini si riferiscono all’ottima palla gol capitata sui piedi di Cavanda, con cross di Basta. Intanto la prima cosa da notare è la posizione molto alta dei due terzini e quella di Keita: quest’ultimo, posizionato fuori dall’area di rigore libera lo spazio per Cavanda che si inserisce dentro l’area sfruttando l’errore di Maggio, il quale non vedendo più il suo avversario diretto si stringe eccessivamente su Djordjevic, e di Callejon, che non segue in copertura dentro l’area di rigore. Peccato che Cavanda non sia abituato a colpire sottoporta, e l’occasione viene sciupata con un vero e proprio passaggio al portiere del Napoli.
Una situazione molto simile si ripete poco dopo: in questo caso è bravo nella chiusura Callejon, così come sono attenti tutti i difensori azzurri.
All’intervallo Pioli decide di cambiare. Senza Mauri e Felipe Anderson, la Lazio deve cercare insistentemente il cross ed ha bisogno di un uomo di area di rigore: entra quindi Klose al posto di Ledesma. La Lazio cambia dunque sistema di gioco: in fase di possesso 4-2-3-1, con Klose che gioca spesso alle spalle di Djordjevic, in fase di non possesso 4-4-2.
Il Napoli mantiene lo stesso atteggiamento: al secondo minuto recupera palla nella propria metà campo, verticalizza velocemente su Higuain che punta il suo diretto avversario e va alla conclusione, respinta egregiamente da Berisha. All’ottavo un altro recupero palla nella propria metà campo, un’altra verticalizzazione su Higuain che punta Radu e sfiora il gol con un tiro sul secondo palo. Il tema tattico della partita è quindi molto chiaro: la Lazio ha una supremazia territoriale e di possesso palla che però non si concretizza in occasioni (solo nel quarto d’ora finale la Lazio ha creato pericoli in serie agli avversari), il Napoli gioca una partita attendista con un ottimo equilibrio difensivo, affidandosi, per la fase offensiva, a transizioni veloci servendo in verticale Higuain o un altro dei giocatori offensivi.
Per concludere, la Lazio senza due importanti interpreti è costretta a cambiare modulo: la scelta tattica non viene ripagata per la mancanza di soluzioni in fase offensiva. Il possesso palla, oltre il 67%, e la supremazia territoriale, grazie ad un baricentro molto alto, hanno garantito poche occasioni pericolose, concentrate nel finale del primo tempo e costruite su palla inattiva e su cross da fondo. Il Napoli ha giocato la sua classica partita: la vittoria è frutta di un’ottima partita da parte dei difensori, di una grande condizione di Higuain e di un’interpretazione perfetta dei principi tattici di Benitez. Per il terzo posto, il Napoli è sicuramente la squadra più indicata, per qualità della rosa e dello staff tecnico, innanzitutto.
Renato Montagnolo