Roma, 3 mar – Un gol a testa, un punto a testa. Tutti contenti allo stesso modo, quindi, dopo Roma-Juventus? Non esattamente. Il big match finisce 1-1 ma a ridere, alla fine, sono solo i bianconeri.
L’incontro, deciso da una punizione di Tevez e da un colpo di testa di Keita con deviazione determinante di Marchisio, è sin dall’inizio teso, con poco spettacolo e ancor meno tiri in porta. Le due squadre vogliono più non perdere che vincere. Ma se quest’atteggiamento è comprensibile nella capolista, peraltro priva di Pogba e Pirlo, meno appare giustificato in casa Roma, dove i tre punti avrebbero potuto significare la riapertura del campionato.
Evidentemente la resa di Garcia, che ha dichiarato di correre ormai per il secondo posto, ha sortito il suo effetto psicologico sulla squadra. Pesa inoltre sul tecnico l’esclusione apparentemente incomprensibile di Nainggolan per l’impalpabile Pjanic. Alla fine, infatti, la Roma si ritrova costretta a festeggiare un punto guadagnato sul Napoli mentre la Juve, restata a più nove, ha ora in mano il quarto titolo consecutivo: questo scudetto può perderlo solo lei.
Poco movimentato il primo tempo. I bianconeri pungono sull’asse Pereira-Lichsteiner mentre per vedere una Roma più arrembante bisogna superare la mezzora. Ma le emozioni latitano. Qualcosa di più si vede nella ripresa. Se non altro i due gol: il primo al 18′, con Torosidis che incrocia Vidal diretto in porta. Seconda ammonizione, espulsione e punizione dal limite. Tevez non perdona e assesta il possibile colpo del ko.
Solo nei minuti finali e sotto di un gol la Roma mette davvero pressione agli ospiti. È comunque Marchisio a dover buttare nella sua porta un colpo di testa altrimenti inoffensivo di Keita. Per un attimo la Roma si sveglia, ci crede, il 2-1 sembra a portata di mano. Ma manca troppo poco tempo: finisce in pari, la Juve porta casa un buon risultato con il minimo sforzo. I punti di distanza restano nove, il tricolore è sempre più vicino.