Roma, 15 feb – Ancora una volta è stata rimandata l’impresa dell’Italia contro l’Inghilterra, mai sconfitta dalla nostra nazionale in una partita di rugby. Se l’arbitro avesse fischiato la fine dell’incontro tra il primo e il secondo tempo, probabilmente, i tifosi azzurri sarebbero usciti dallo Stadio Olimpico col sorriso sulla bocca e con tanta voglia di festeggiare nonostante la sconfitta nel 6 nazioni. Il secondo tempo invece ha mostrato qualche ombra del nostro XV ovale, il quale ha tirato fuori un’estrema aggressività e un grande coraggio nei primi 50’, per poi subire un crollo psicologico al 13’ della ripresa, dopo l’errore madornale di Sarto, che scarica un pallone molto pericoloso su Campagnaro, il quale non arriverà mai a possedere l’ovale, intercettato da Joseph che subito dopo si lancia a schiacciare sotto i pali.
Questo forse il rammarico più grande, non certo l’errore difensivo, quello può capitare anche ai migliori, ma la resa psicofisica provocata dalla meta che ci ha portato da uno svantaggio di 9-11 ad uno di 9-18. Da lì in poi non abbiamo più visto quell’Italia bella e battagliera del primo tempo, la quale ha costretto gli inglesi al gioco sporco e a molti falli pieni di cattiveria. A inizio partita si era presentata un’Italia pronta a cercare i pali ogni qualvolta che ci fosse stata l’occasione, una vera e propria battaglia, dove Capitan Parisse sin dall’inizio ha fatto capire le sue intenzioni: ogni pallone conquistato si trasformava in un tentativo di sfondamento della linea di difesa. Il lavoro della prima linea è stato davvero eccellente, peccato per la sofferenza in mischia, ma gli avanti inglesi sono stati impeccabili e bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.
Geca e Campagnaro tra le note più positive del match a livello di individualità. Per quanto riguarda le rose rosse, dobbiamo sottolineare la magnifica prestazione di Joseph (con due mete realizzate), Youngs e Billy Vunipola. Risultato finale 9-40, ma sicuramente avremmo potuto vedere un finale diverso, sarebbe bastato un pizzico di maturità e una mentalità più vincente. Ma le prestazioni dei tanti giovani neo convocati fanno ben sperare. Questa nazionale probabilmente ha ancora molta strada da fare, ma a giudicare dalla prima parte del match non siamo sul percorso sbagliato.
Mauro Pecchia