Roma, 6 feb – Zelensky non ci sarà a Sanremo, o almeno non ci sarà nelle forme che erano state inizialmente decise. Infatti, il presidente ucraino sarebbe dovuto intervenire nella serata conclusiva del festival, quella di sabato, con un videomessaggio. Ma, dopo le polemiche di questi giorni, si limiterà a mandare un testo che verrà letto da Amadeus.
Il cambio di programma
La conferma del passo indietro è arrivata dal direttore di Rai 1, Stefano Coletta, che in conferenza stampa ha spiegato: “Siamo in contatto con più colloqui al giorno con l’ambasciatore ucraino e siamo giunti alla definizione dell’intervento del presidente che non invierà un video ma un testo che sarà letto da Amadeus”. Coletta riferisce che la decisione sia stata presa dallo stesso Zelensky: “L’ambasciatore ucraino il pomeriggio del 2 febbraio ci ha detto che avrebbe preferito inviare un testo da far leggere ad Amadeus invece che un video”. Il conduttore televisivo aveva difeso in questi giorni l’ospitata del presidente ucraino: “Deve essere un messaggio di pace. Comprendo che possa dividere, ma tutte le guerre sono orribili”.
Le polemiche contro Zelensky a Sanremo
A criticare la presenza di Zelensky a Sanremo erano stati in molti, anche insospettabili come Carlo Calenda che del sostegno all’Ucraina ha fatto una bandiera del proprio partito, passando per Matteo Salvini e Giuseppe Conte, fino a Gianni Cuperlo e Alessandro Di Battista. Fuori dal mondo della politica, anche Carlo Freccero e Franco Cardini si sono schierati contro l’intervento del presidente ucraino alla kermesse. In questi giorni era stata lanciata anche una petizione per il “no” alla presenza di quest’ultimo a Sanremo. Al di là delle posizioni in merito al conflitto tra Russia e Ucraina spesso peraltro molto diverse, quello che unisce i vari critici è ritenere sbagliata la commistione tra un contesto leggero come quello del festival e una tematica seria come la guerra.
Allora tenetevi Rosa Chemical
Insomma, Sanremo dovrebbe rimanere una rassegna musicale e non un tribuna politica. Ma ciò è continuamente disatteso dai fatti, anzi a Sanremo abbiamo spesso assistito alla spettacolarizzazione di una certa retorica liberal, resa ancora più pervasiva quanto più pretendeva essere impolitica. Un esempio potrebbe essere il caso di Drusilla Foer, un modo tranquillizzante per far digerire al pubblico certe tematiche Lgbt. Proprio questa visione spoliticizzante e irenica di Sanremo, che fa del conflitto politico semplicemente un qualcosa di negativo, crea quel vuoto pneumatico che viene riempito dalle provocazioni inutili – e dalle risposte stantie che ne seguono – di un Rosa Chemical o di una Elodie. A questo punto, forse era meglio parlare di guerra.
Michele Iozzino
2 comments
[…] Rosa Chemical sì, Zelensky no: perché la spoliticizzazione di Sanremo non funziona […]
Dimentichiamo tutti questa manifestazione.. da una festa che era fino agli anni 90 è diventata una imhoff delle peggiori schifezze che ci siano in TV… A parte la propaganda per il frocismo che ormai è fissa adesso anche il messaggio di quel porco di zel genesi della più grande sciagura dopo i tedeschi