Roma, 12 feb – Come saprete, Renato Zero non ebbe parole particolarmente dolci per Achille Lauro dopo il suo funambolismo gender fluid portato sul palco di Sanremo 2020. ll cantautore romano rivendicò la sua originalità e le difficoltà dei suoi inizi. Oggi, Lauro, divenuto a tutti gli effetti icona Lgbt, omaggia il padre dei sorcini. Non senza una “punta” di provocazione.
Lauro: “Zero icona italiana, adesso è più facile”
Intervistato da La Repubblica, Lauro ha ringraziato Renato Zero per aver fatto da apripista: “Renato Zero è un’icona italiana, ha fregato tutti da trent’anni, noi non ci siamo inventati niente. E non è nemmeno vero che parlava a un pubblico diverso dal mio, parlava agli stessi ma trent’anni prima. Adesso è più facile, quando lo faceva lui era un periodo storico molto diverso, un’Italia molto più tradizionale di quella di oggi, era un emblema di libertà di espressione, di libertà sessuale. Io sono fortunato, nel 2020 incarno qualcosa che le persone sentono, l’esigenza di esprimere se stessi e di avere qualcuno che li rappresenti”.
Zero su Lauro: “Si afferma con poca spesa”
“Lui riesce ad affermarsi con poca spesa, io mi sono fatto un mazzo così, ma lungi da me giudicare” disse invece di lui Renato Zero “io amo tutti quelli che fanno questo lavoro a patto che non prendano per il culo il pubblico. Quando ho iniziato io dovevano sgomberare le piste dei locali, non c’erano palcoscenici. Sfollavano la pista da ballo e io cantavo con solo un revox, nella mia nudità coperta di piume. Non giocavo a fare il clown della situazione, io cantavo le problematiche della periferia, della borgata della gente emarginata”. Giusto omaggio di Lauro o voglia di dimostrarsi più “impegnati” dell’autore de Il Cielo? Zero, infatti, non ha mai dichiarato pubblicamente la sua eventuale omosessualità e, anzi, quando si è trattato di esprimere opinioni su famiglia, Dio, e quant’altro, si è attestato su posizioni solidamente tradizionali che lo hanno reso inviso alla comunità Lgbt italiana.
Achille Lauro contro l’omofobia e il maschilismo
“Prendere posizione pubblicamente, rappresentare qualcosa che vada oltre il senso comune, un ideale forse. È un momento in cui credo ci sia bisogno di questo” dice ancora Achille Lauro, come a dire che invece Renato Zero per la liberazione dei costumi non ha fatto volontariamente niente di “politico”. Cosa che, appunto, i gay italiani gli rinfacciano costantemente, evidentemente non comprendendo che l’ambiguità sessuale per Zero era un punto di arrivo, non di partenza, e che solo col talento è riuscito a cementificarsi presso un pubblico più vasto della “sola” comunità gay. “Mi interessa che quello che dico sia chiaro, anche nel modo in cui mi vesto, indossando capi di abbigliamento femminili, truccandomi, ribadendo che maschilismo e omofobia non fanno parte del mio universo, è il mio modo di dissentire e ribadire che alcune convenzioni dalle quali si generano discriminazione e violenza andrebbero eliminate per sempre“. Perfetto, resta il fatto che ribellarsi ai costumi vestendo Gucci con un grande parte di un certo milieu culturale alle spalle non solo ha poco di innovativo, ma ha poco di “efficiente” a livello di diritti civili nel 2021.
Ilaria Paoletti
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[…] il festival di Sanremo perché fa esibire vecchie glorie come Loredana Berté o Orietta Berti, ma il vero spettacolo “a buon mercato” è Achille Lauro. Tra lustrini, glam rock citato ad minchiam e i soliti simboli della Chiesa cattolica reinventati in […]
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