Roma, 12 apr – Scordatevi la corsa allo spazio, la guerra del futuro sarà sull’intelligenza artificiale. Per certi versi, a ben vedere, è uno scontro già in atto. Prova ne sia quanto sta accadendo con le chatbot. In Cina è stata infatti sviluppata la prima alternativa “comunista” a ChatGpt, chatbot realizzata dalla statunitense OpenAI, supportata da Microsoft e recentemente bloccata in Italia dal Garante per la protezione dei dati personali. La “versione” cinese si chiama SenseChat ed è stata presentata due giorni fa dalla società tecnologica SenseTime, uno dei più importanti colossi di intelligenza artificiale del Dragone asiatico. La società ha annunciato anche altri prodotti basati sull’AI, tra questi c’è pure un generatore di immagini.
Non solo SenseChat, come la Cina si lancia nella guerra sull’intelligenza artificiale
Nulla di sconvolgente, era anzi attesa la risposta di Pechino. In fondo, un qualunque modello di chatbot può essere sviluppato con selezionati parametri, appositamente pensati per veicolare poi determinati messaggi. La Cina, rincorrendo gli Stati Uniti, sta dunque proponendo una tipologia diversa di chatbot utile ai propri fini. Ammesso che funzioni altrettanto bene di ChatGpt o degli altri sistemi sviluppati dai competitor, si intende. D’altronde in questo campo siamo soltanto agli albori, tutto verrà limato, aggiustato, migliorato nel prossimo futuro. E non è affatto detto che sia una buona notizia, semplicemente così va lo sviluppo dell’alta tecnologia.
Intanto però SenseChat ha eseguito, durante la presentazione ufficiale in Cina, molte operazioni dimostrative. Tre esempi su tutti: scrivere una mail, raccontare una favola per bambini, generare codici. Il tutto per far vedere il livello raggiunto dalla società nello sviluppo di questa nuova arma tecnologica. L’amministratore delegato di SenseTime, Xu Li, durante la presentazione ha fatto poi sapere che l’alternativa a ChatGpt si basa sul modello di intelligenza artificiale prodotto dalla sua azienda e chiamato SenseNova. Il modello sarebbe stato sviluppato nell’arco degli ultimi cinque anni.
Non è tutto, perché anche altri giganti cinesi del settore digitale, stanno elaborando modelli analoghi. Baidu, principale motore di ricerca cinese, ha già presentato a marzo il suo prodotto basato sull’intelligenza artificiale: Ernie Bot. A breve dovrebbero spuntare altri esempi realizzati da Alibaba, 360 e Tencent. Nel frattempo le autorità di regolamentazione di Pechino, hanno presentato un progetto di legge in cui si prevede che tutti questi prodotti cinesi dovranno essere sottoposti a una “valutazione di sicurezza” prima di essere resi disponibili. Vagliati e controllati dallo Stato insomma, per quanto possibile.
Alessandro Della Guglia