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Antartide: accelera lo scioglimento delle piattaforme glaciali

by Francesco Meneguzzo
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Diagramma schematico di una piattaforma glaciale antartica che mostra i processi che causano le variazioni di volume misurate dai satelliti. Il ghiaccio si accumula sulla piattaforma attraverso il flusso dei ghiacciai continentali e le nevicate che si comprimono formando il ghiaccio. Al contrario, la piattaforma perde ghiaccio quando gli iceberg rompono il fronte glaciale, nonché attraverso lo scioglimento in alcune regioni allorché acqua più calda fluisce nella cavità oceanica direttamente sotto la piattaforma. Sotto alcune piattaforme, acqua di scioglimento, fredda e dolce, sale fino al punto in cui gela nuovamente sulla piattaforma. Fonte: Helen Amanda Fricker, Professore, Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego

San Diego, 30 mar – Un nuovo studio guidato da ricercatori dell’Istituto di oceanografia Scripps all’università della California di San Diego, uno dei più autorevoli del mondo in materia, ha rivelato che lo spessore delle piattaforme glaciali galleggianti dell’Antartide è recentemente diminuito fino al 18% in certe aree durante circa venti anni, fornendo nuove informazioni sulle modalità con cui la piattaforma glaciale antartica sta rispondendo al cambiamento climatico.

I dati raccolti nel corso di quasi due decenni di missioni satellitari hanno mostrato che il declino del volume di ghiaccio sta accelerando, secondo uno studio sostenuto dalla Nasa e appena pubblicato sulla rivista Science, una delle due più autorevoli in campo scientifico.

Gli autori, Fernando Paolo, Helen Amanda Fricker e Laurie Padman, specializzati in glaciologia e oceanografia, hanno costruito un novo database ad alta risoluzione dello spessore della piattaforma glaciale basata sulle missioni di altimetria radar satellitare organizzate dall’Agenzia spaziale europea (Esa) dal 1994 al 2012.

Attraverso la fusione di dati da tre missioni “sovrapposte”, i ricercatori hanno identificato cambiamenti nello spessore del ghiaccio che hanno avuto luogo nel corso di oltre un decennio, questo rappresentando un avanzamento rispetto allo studio di dati da singole missioni che potevano fornire soltanto informazioni irregolari e “istantanee” sulle tendenze di lungo periodo.

Il volume complessivo della piattaforma glaciale attraverso l’Antartide è cambiata molto poco tra il 1994 e il 2003, per poi subire un rapido declino, secondo lo studio. Le piattaforme dell’Antartide occidentale hanno perso ghiaccio per tutto il periodo di osservazione, accelerando nell’ultimo decennio, mentre in Antartide orientale i primi aumenti di volume del ghiaccio sono cessati circa nel 2003. Alcune piattaforme hanno perso fino al 18% del loro volume dal 1994 al 2012.

Diciotto per cento nel corso di 18 anni è veramente una modifica sostanziale”, ha dichiarato Fernando Paolo, aggiungendo poi: “Complessivamente, abbiamo mostrato non solo che il volume complessivo della piattaforma glaciale sta diminuendo, ma anche che questa tendenza sta accelerando nell’ultimo decennio”.

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Diciotto anni di cambiamento nello spessore e nel volume delle piattaforme glaciali antartiche. Le velocità di variazione dello spessore (metri per decennio) sono codificate nei colori da -25 (assottigliamento) a +10 (ispessimento). I cerchi rappresentano la percentuale di spessore persa (rosso) o gudagnata (blu) in 18 anni. Il cerchio centrale delimita l’area non indagata dai satelliti (a sud di 81.5 gradi sud). Lo sfondo è l’immagine-mosaico ricostruita con i dati del satellite Landsat. Fonte: Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego

Mentre lo scioglimento delle piattaforme glaciali galleggianti non contribuisce direttamente all’innalzamento del livello del mare, i ricercatori indicano che sussiste un importante effetto indiretto: “Le piattaforme glaciali trattengono il flusso del ghiaccio basato a terra verso e dentro gli oceani, e quel flusso ha effetto diretto sull’innalzamento del livello del mare, per cui questa è una preoccupazione fondamentale che emerge dal nostro nuovo studio”, ha affermato Helen Amanda Fricker. In base alle attuali velocità di assottigliamento, i ricercatori stimano che le piattaforme glaciali che trattengono e contengono il settore instabile dell’Antartide occidentale potrebbero perdere metà del proprio volume entro i prossimi 200 anni.

Questo lavoro dimostra la potenza delle osservazioni da satellite per comprendere i cambiamenti nelle grandi piattaforme glaciali polari”, sostiene Thomas Wagner, direttore del programma di scienze criosferiche della Nasa, aggiungendo che “con i dati relativi a vari decenni, possiamo comprendere alcuni dei più importanti cambiamenti e le loro implicazioni per l’innalzamento del livello del mare”.

La stessa Fricker ritiene che gli studi futuri si concentreranno sulle cause delle modifiche nel volume delle piattaforme glaciali, incluso gli effetti dell’atmosfera e dell’oceano: “Stiamo cercando connessioni tra il fenomeno di El Niño nel Pacifico tropicale e i cambiamenti nella piattaforma glaciale antartica”, sostiene Fernando Paolo. “C’è ancora molto da lavorare ma sappiamo che queste teleconnessioni [connessioni a lunga distanza tra fenomeni atmosferici e oceanici, ndr] esistono. Una volta scoperte in dettaglio, potremo migliorare i nostri modelli per la predizione del futuro dei ghiacci”.

La notizia di questo nuovo studio sull’Antartide segue di pochi giorni quella relativa al picco invernale molto prematuro ed estremamente ridotto del ghiaccio marino nell’Artico, insieme rappresentando un quadro che vede i due grandi santuari bianchi del pianeta sotto particolare pressione per il riscaldamento globale: eventi lontani che tuttavia, almeno per gli effetti sulla circolazione atmosferica globale e sul livello dei mari non possono lasciarci indifferenti.

Francesco Meneguzzo

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