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Italiani su Marte: il sogno di Pietro Aliprandi

by Cesare Garandana
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Pietro AliprandiTreviso, 2 mar – Sembra il titolo della parodia del Guzzanti, ma è invece una possibile realtà.  Pietro Aliprandi, un venticinquenne di Conegliano laureando in Medicina, sarà l’unico italiano a partecipare al progetto Mars One che prevede la prima colonia umana su Marte per il 2025.

Il progetto, avviato nel 2012 dal ricercatore e imprenditore olandese Bas Lansdorp, prevede l’invio di 100 persone, 50 uomini e 50 donne, in un avamposto adatto ad ospitare i coloni del nuovo millennio.

Il progetto ha ovviamente destato una serie di polemiche, non tanto sull’apparente “sola andata” del progetto, ma soprattutto per la ben più mediatica proposta di raccogliere i fondi sfruttando i diritti di un reality show per le tv condotto da Endemol. Nonostante tutto oltre 200 mila persone hanno risposto all’appello, ma dopo una serie di selezioni sono scesi a 100. I candidati hanno dovuto infatti realizzare prima un video di presentazione poi sottoporsi ad una serie di esami medici richiesti dall’organizzazione ed infine ad una serie di colloqui via web.

Mars-One-4Aliprandi, che dovrebbe ottenere la laura entro metà mese, potrà iniziare il ciclo di addestramento insieme agli altri 99 volontari è prevista la prima fase dell’addestramento alla vita sul pianeta rosso.

“Non sappiamo ancora dove si svolgerà il test, probabilmente in una zona desertica e arida.” – ha detto Aliprandi interpellato dall’ ANSA – “Sarà una simulazione all’interno di una replica più semplice di quello che sarà il primo avamposto umano su Marte”.

Una volta terminato l’addestramento e selezionati i 60 aspiranti coloni marziani, sempre suddivisi a metà fra uomini e donne, verranno inviati sul pianeta rosso a gruppi di 4 ogni 2 anni.

Il fatto di poter fare un volo di sola andata non spaventa il giovane italiano: “La mia famiglia l’ha presa bene. Forse non si rendono conto di che cosa significhi, e forse non me ne rendo conto neanch’io. Al momento sono tutti molto orgogliosi.”. Il giovane non esclude infatti che “possano esserci in futuro le tecnologie per un viaggio di ritorno”.

Cesare Dragandana

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