L’Avana, 20 feb – L’emergenza HIV – ormai pluridecennale, è diventata familiare per tutti, ma non tutti sanno che ne esistono due tipi: HIV-1 e HIV-2, con il primo molto più diffuso nel mondo. Il tipo più comune di HIV-1 si suddivide a sua volta in sottotipi distinti, alcuno dei quali sono associati con una progressione più rapida verso l’Aids conclamato.
Se questi diversi virus si incontrano nella stessa persona infettata, per esempio se – avendo contratto una forma di virus, in seguito si viene esposti anche a una seconda forma – tali virus possono scambiarsi parti del rispettivo materiale genetico fino a formare un nuovo virus.
Una di queste “forme di ricombinazione” si sta ora diffondendo attraverso Cuba, e purtroppo è estremamente aggressiva. Gli individui infettati con questo virus ibrido, un mix di tre differenti sottotipi di HIV-1, progredisce fino all’Aids oltre tre volte più velocemente rispetto alla media. Gli scienziati hanno ora indagato questo nuovo ceppo particolarmente patogeno, nel tentativo di comprendere le ragioni per cui esso assume una tale efficienza nella conduzione all’esito fatale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale EBioMedicine.
Per poter penetrare nelle nostre cellule, l’HIV necessita di legarsi a recettori sulla superficie chiamati CD4: un primo passo necessario, ma non sufficiente, finché non intervengono alcuni punti di ancoraggio, detti “corecettori”, cui l’HIV deve agganciarsi per poter penetrare. Esistono due tipi di corecettori, CCR5 e CXCR4, e circa il 90% della prima trasmissione del HIV utilizza il primo tipo. Invece, virus che utilizzano il corecettore CXCR4 emergono in circa il 50% degli individui ma generalmente soltanto dopo cinque anni dall’infezione, e sono associati con un abbattimento più rapido delle cellule immunitarie.
Quello che si sta diffondendo a Cuba è una variante di questi ultimi virus che si agganciano al corecettore CXCR4 molto presto nel corso dell’infezione, cioè ben prima dei cinque anni, e questo fatto secondo i ricercatori è funzionale alla rapida progressione verso l’Aids conclamato, come ha dimostrato la ricerca comparativa condotta su 73 individui infetti da HIV, 52 dei quali hanno poi sviluppato l’Aids entro soli tre anni, e gli altri dopo i “consueti” 10-15 anni in assenza di trattamenti.
Mentre rimane un mistero il fatto che questa variante particolarmente aggressiva del virus si stia diffondendo proprio a Cuba, dove per altro l’elevata frequenza di pratiche sessuali non protette con molti partner diversi non sono certo un mistero, un grosso problema sul piano sanitario consiste nel fatto che una evoluzione all’Aids in soli tre anni è talmente rapida che spesso un paziente sviluppa la mattia conclamata e fortemente sintomatica prima ancora di rendersi conto di essere infetto, rendendo vani i trattamenti contenitivi.
Su un piano ancora più ampio e in prospettiva, la combinazione dell’aumento della popolazione, della diminuzione del reddito privato disponibile per le profilassi e le protezioni e della capacità di spesa pubblica nella sanità rendono ogni variante più aggressiva di patologie note un pericolo crescente per la stabilità sociale delle regioni colpite.
Francesco Meneguzzo