Ci sono centinaia di officine in Italia dove meccanici e clienti entrano per essere semplicemente quello che sono: appassionati di motori. Si tratta di chiese laiche per comunità di fedeli della meccanica divina. Le loro parabole riguardano velocità, curve, tenuta di strada, ma anche pistoni, cinghie, scarichi, centraline. E bulloni, viti, chiavi. Chi entra, anche se in giacca e cravatta, idealmente indossa una tuta.
All’interno di questi luoghi fa da altare il banco prova, dove testare le prestazioni di un’automobile senza muoverla. Si tratta di un complesso di macchinari e strumentazione che permette di effettuare prove eseguendo verifiche di potenza e simulazioni stradali. La macchina viaggia senza muoversi, affrontando tutti i tipi di condizioni stradali.
Il banco prova: viaggiare senza muoversi
Per sapere chi sei, e cosa guidi, c’è quindi la prova del banco. L’auto viene messa sotto esame, analizzata nel minimo dettaglio. Viene verificato il funzionamento del motore e della trasmissione, si cercano guasti, si verifica se un intervento è andato a buon fine. Un check up da un bravo medico, che può essere anche sportivo: dipende dal paziente.
Se infatti si è in cerca di prestazioni, il banco prova rappresenta il miglior blocco di partenza. Il banco infatti può essere utilizzato anche per la preparazione del motore nella ricerca delle prestazioni migliori o di una messa a punto mirata all’ottenimento della prestazione desiderata sia in termini di potenza che di riduzione delle emissioni e dei consumi.
Un’auto provata al banco: la regina Lancia 037
Chi ha un banco prova in officina può aver visto passare negli anni di tutto: dalle due alle quattro ruote, dal proprietario velleitario di un’auto di poche pretese al possessore di un pezzo di storia dell’automobilismo. Ne sanno qualcosa alla RTC – Racing Technologies & Components, dove sul banco hanno messo molte auto, da prototipi a supersportive, da versioni stradali a puro racing.
Fra queste una regina, la Lancia 037 gruppo B, l’ultima vettura a trazione posteriore a vincere un mondiale rally. Un’auto che non ha bisogno di presentazioni, nata nel 1982 come erede della Stratos HF e che l’anno dopo si laurea campione del mondo. Un titolo conquistato con un abito da cerimonia sontuoso: la livrea Martini Racing. Il titolo mondiale costruttori del 1983 ha rappresentato la summa del lavoro congiunto di Abarth, Lancia e Pininfarina, che ancora oggi agita i sogni degli appassionati.
Alla RTC l’hanno messa su di un banco prova dinamometrico (cioè frenato): attraverso il freno elettrico si contrasta stabilmente la potenza erogata dal motore misurandone al tempo stesso le prestazioni e i parametri di lavoro. Il freno elettrico a correnti parassite raffreddato ad aria utilizzato non richiede l’allacciamento alla rete idrica; e in più è sufficiente un solo operatore per la gestione dell’intera sessione della prova. Per l’occasione la regina non aveva la sua livrea, ma il motore non ha perso certo la sua corona.