Roma, 24 gen – Basterà la terza dose di vaccino, ne servirà una quarta, o addirittura dovremo fare richiami periodici? Sono queste le domande che da settimane assillano molti italiani. D’altronde, «i bollettini registrano cifre preoccupanti», ci assicurano i media mainstream. Ecco, non è proprio così: a fronte di un governo orwelliano, di tele-virologi talebani e di una stampa trinariciuta, esistono molti esperti che non sono affatto d’accordo con questa narrazione. E che, anzi, contestano l’allarmismo dilagante e puntano forte sulle cure domiciliari.
I bollettini vanno aboliti
Uno di questi esperti è senz’altro Francesco Vaia. E cioè il direttore dello Spallanzani di Roma, non proprio uno pescato a caso per strada. «I bollettini quotidiani andrebbero aboliti e nel mio Istituto l’ho fatto: rischiano, così come sono ora, di creare solo disorientamento e spavento nei cittadini», ha dichiarato Vaia alla Verità. Ma non c’è solo questo. Anche la rincorsa al tampone non ha senso: «Il “tamponificio” che si è creato nell’ultimo periodo è assolutamente da evitare. Allo Spallanzani abbiamo infatti proposto di rivedere le norme in materia di quarantena e di isolamento, consentendo, ad esempio, ai cittadini contagiati asintomatici di interrompere l’isolamento dopo 5 giorni, anche in assenza di test. Così come accade negli Stati Uniti».
Booster? Meglio le cure domiciliari
Inoltre, Vaia smentisce la narrazione sulle terapie intensive al collasso: gli ospedali hanno retto bene l’urto, assicura il direttore dello Spallanzani, ma sarebbe comunque opportuno «un reale potenziamento della domiciliarità, portando a casa delle persone terapie innovative e diagnostica performante». Sulle cure domiciliari è d’accordo anche Jeanne Noble, direttrice dell’unità anti-Covid all’Università della California: «Ora abbiamo diversi medicinali molto efficaci per trattare un’infezione sintomatica da Covid. Dare la priorità all’accesso alle terapie è un modo più efficiente e meno costoso di prevenire malattia grave e mortalità, che non la promozione perpetua dei booster», ha detto l’esperta sempre alla Verità.
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Basta allarmismo
E anche lei, come Vaia, non può che deprecare il clima di paura diffuso dai media con il bollettino dei contagi: «È più che ora di finirla di basare la gestione pubblica della pandemia sul numero di casi. Il numero di casi non è più indicativo dei successivi ricoveri o dei decessi. Anzi, di nuovo, esso tende ad aumentare l’ansia della gente e a portare a restrizioni non necessarie, che danneggiano le popolazioni vulnerabili».
Elena Sempione
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