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“Vestiva da donna”: il delirio di una contea del Galles che vorrebbe trasformare Re Artù in un’icona Lgbt

by Michele Iozzino
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Roma, 14 ott – Re Artù sarebbe un’icona Lgbt, almeno secondo una contea del nord del Galles che ha inserito il mitico sovrano di Camelot all’interno di una cronologia “ragionata” – si fa per dire – dedicata ai personaggi arcobaleno.

La contea di Denbighshire inserisce Re Artù in una lista di personaggi Lgbt

Passare al rosso scarlatto del Pendagron, che si stagliava nello stendardo di Artù e ora nella bandiera gallese, ai vaporosi colori di un arcobaleno queer è un attimo. E sfortunatamente questa non è una battuta, dato che un simile disegno campeggia nel sito della consiglio della contea di Denbighshire e della sua cronologia Lgbtq+. A spiccare in questa timeline, tra sindaci non binari e spettacoli di drag queen, è sicuramente Re Artù, arruolato alla causa in modo del tutto inaspettato. Sul suo orientamento sessuale sembrerebbe esserci poco da discutere: sposato con Ginevra, al riparo perfino da possibili derive poliamorose visto il trattamento riservato a Lancillotto. Insomma, Artù è una perfetta rappresentazione della figura paterna e regale. Al massimo, secondo gli standard moderno, potrebbe venire accusato di essere espressione del patriarcato. Ma così non è per gli acuti ricercatori del Denbighshire. La prova lampante della sua fluidità sessuale sarebbe un episodio minore in cui il sovrano di Camelot si sarebbe vestito da donna.

La vicenda viene raccontata da un cronista gallese della prima metà del Cinquecento di nome Elis Gruffydd e serve da spiegazione per la condanna a morte da parte di Re Artù di un suo rivale. Artù si sarebbe vestito in abiti femminili per andare a trovare una ragazza a Rhuthun, qui sarebbe stato riconosciuto da Huail ap Caw. Quest’ultimo avrebbe preso in giro Artù per la sua goffaggine nella danza a causa di un ginocchio ferito, un insulto pagato da Huail con la vita, dal momento che Artù ne decretò poi la decapitazione. Una storiella che al massimo dimostrerebbe l’indiscutibile passione del possessore di Excalibur per l’altro sesso e le difficoltà del corteggiamento, ma che nella fissazione arcobaleno diventa la “prova provata” del suo appartenere alla comunità Lgbt. Un ribaltamento che raggiunge livelli di disallineamento dalla realtà seriamente patologici.

Le ombre dei fanatici arcobaleno

Oltretutto appena un anno fa, quella che viene presentata come un tappa della cronologia Lgbt della contea di Denbighshire, ovvero lo spettacolo drag di Aida H. Dee – nome d’arte di Sab Samuel – aveva fatto particolarmente discutere, con più di mille firme raccolte da una petizione per impedire l’evento. Infatti, non solo il pubblico di riferimento di questo soggetto sono i bambini, ma sarebbe stato anche vicino a Darren Moore, anche lui di professione drag queen, morto nel gennaio 2023 e con diversi guai alle spalle; Nel marzo 1999 era stato incarcerato dopo essere stato riconosciuto colpevole di quattro capi d’imputazione per lo stupro di un ragazzo di età inferiore ai 16 anni. Nel 2011 è stato condannato a tre anni di lavori socialmente utili e a 300 ore di lavoro non retribuito per aver violato l’ordine restrittivo emesso contro di lui, in quanto un molestatore sessuale, che gli vietava di lavorare con i bambini.

Michele Iozzino

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