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Vannacci a Pulp Podcast tra dialettica, evanescenza e occasioni perse

by Patrizio Podestà
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Roma, 12 dic – Forti dibattiti e polemiche a seguito dell’intervista al Generale Roberto Vannacci ad opera di Fedez e Mister Marra al loro Pulp Podcast. Analizziamola dal principio, per poi sviscerare i contenuti della puntata.

L’origine 

La terza puntata dello spazio dibattito dell’influencer milanese, dal titolo “Vannacci al contrario” – un chiaro riferimento al titolo del best-seller ad opera del militare – non è stata un evento inatteso: durante dell’invitata di Fedez da parte della trasmissione “La Zanzara”, condotta da Giusepe Cruciani su Radio24, il rapper ha infatti dichiarato di provare stima per le capacità dialettiche del Generale, affermando che – comunicativamente parlando – “Vannacci batte la Schlein dieci a zero”.  Insorto subito il mondo degli influencer e dei politici della sinistra mainstream, i quali hanno preso le dichiarazioni di Fedez come lesa maestà. 

La comunicazione e i numeri di Vannacci 

Lascia perplessi, però, dal momento in cui si sta parlando di una figura – quella del Generale – che in un anno ha: scritto un libro autopubblicato che non solo ha venduto oltre 315.000 copie in tutta Italia; tenuto banco facendo alzare gli share di ogni trasmissione televisiva – spesso avversa – a cui partecipa; partecipato alle elezioni europee in quota Lega facendo record di preferenze; normalizzato – seppur con modalità che hanno fatto discutere, anche nella parte a lui teoricamente affine – posizioni che nel dibattito mainstream, prima che venissero affrontate da lui, non erano minimamente considerate dibattibili. È indubbio, dunque, che a livello comunicativo Vannacci centri molto di più il segno della segretaria del Pd, trovando consensi maggiori, specie su temi come i cosiddetti diritti civili.

L’intervista

La puntata si apre con una riflessione di Fedez, il quale dichiara che il format del giorno sia – in realtà, un ripiego. Il Generale avrebbe dovuto infatti confrontarsi con una figura definita dall’influencer “di sinistra”, intendendo dunque, supponiamo, un personaggio afferente al mondo progressista italiano. Figura che, però, stando alle parole del rapper, non si è trovata. Tra le “tantissime persone” contattate, Fedez afferma che nessuna abbia accettato di partecipare ad un dibattito con Vannacci. 

È alquanto evidente che, come spesso accade, i progressisti italiani si sottraggano ai dibattiti con i personaggi scomodi tirando in mezzo questioni morali di berlingueriana memoria. Questo, secondo l’influencer, è appunto un assist enorme nei confronti di Vannacci il quale – pur mantenendo ampie distanze ideologiche – viene elogiato da Fedez il quale ne è evidentemente affascinato.

Mister Marra incalza Vannacci

Nonostante la miccia tirata da Fedez e l’idea di strutturare una puntata con Vannacci, colui che ha effettivamente chiesto conto delle strategie comunicative e politiche di Vannacci è l’altro co-conduttore, ossia il meno conosciuto Mister Marra, fondatore del Cerbero Podcast prima e poi pornoattore su Onlyfans ed ex co-conduttore di Muschio Selvaggio, il precedente podcast di Fedez. Marra è risaltato all’onore del web per via del suo canale YouTube in cui trattava cinema, per poi essere ingaggiato nella conduzione del Cerbero. Negli anni, nello spazio del cane a tre teste si è occupato di varie tematiche spaziando da politica, cronaca, palestra, discussioni o “beef” con altri influencer per poi passare a Pulp insieme a Fedez. 

È il conduttore romano, a differenza di Fedez, ad incalzare il Generale su questioni come la Schlein, la sua comunicazione, dietrofront su frasi come quelle sulla Decima Mas o il richiamo a certi simboli ideali del fascismo. Vannacci elude, non risponde o finge di non capire il punto, restando in un’ambiguo limbo, che gli viene fatto notare da Marra. 

La discussione verte poi tuttavia sugli obbiettivi politici di Vannacci: la guerra all’ideologia woke, il sostegno a Trump, la guerra in Ucraina, in cui il generale auspica per una supposta tregua dichiarando “la pace giusta non esiste”, per poi scendere nel dettaglio di presunti rischi diplomatici presi dall’Europa. Una chiacchierata a ruota libera, con Vannacci che si mantiene più su posizioni generiche senza entrare nel dettaglio.

L’inutilità di Fedez

A seguito della prima parte di discussione, Fedez – con i suoi atteggiamenti – ci tiene a ricordare a tutti che Pulp Podcast sia un programma di “infotainment”, una fusione tra informazione ed intrattenimento: tutta l’interessante discussione che si andava formando anche sulla questione antifascismo, con Fedez che dichiara “sotto il fascismo l’Italia militarmente ha fatto solo figure di m****” a un certo punto sfocia nella classica autodichiarazione richiesta a Vannacci: il generale evita il discorso, per poi – giustamente – dire che il dichiararsi antifascisti oggi significa sottostare a un ricatto ideologico di “chi non la pensa come te”. Leggasi tra le righe, la sinistra. 

Ma è quando Fedez decide di buttare in vacca la conversazione, che l’interesse per la puntata muore: si inizia a discutere di codice della strada, trapper, cannabis, piercing e tatuaggi, argomenti di cui Vannacci non sa palesemente nulla e dei quali lascia il filo del discorso al conduttore, limitandosi a dare le classiche risposte da “boomer”: non c’è una critica strutturata al divieto per le sostanze stupefacenti, la lotta allo spaccio e la sicurezza, che viene argomentata con paragoni stiracchiati alle città americane.

Un’occasione persa

Questa puntata del podcast si rivela l’ennesima occasione persa dalla figura di Vannacci: poco coraggio di andare fino in fondo a certe dichiarazioni, ritrattazioni, frittate girate, giri di parole, evanescenza, momenti di finta incomprensione. Il Generale ne esce come è entrato, e la puntata si conferma essere poco più di un cameo per mantenere alto l’interesse verso il podcast, con la manovra commerciale iniziata alla Zanzara. Finché saranno queste le occasioni di prendere coscienza su certe questioni, venendo affrontate in questo modo, l’ignoranza e il cattivo dibattito rimarranno dominanti ed in mano a una sinistra che non ha più modo di affrontare argomenti scomodi.

Patrizio Podestà

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