Roma, 28 lug – Un altro mese è passato dall’ultimo intervento in materia e, sempre in esclusiva per queste colonne, aggiorniamo e ampliamo il quadro di quello che ci appare ormai un incubo di mezza estate (con l’inverno alle porte).
A differenza del mese scorso, quando si favoleggiava di presunti aumenti della fiducia delle imprese, perfino il famigerato FMI ci riporta brutalmente alla realtà, rivedendo al ribasso le stime del PIL italiano per il 2014 (con Renzi che pateticamente sposta ancora l’orizzonte della ripresina avanti di un anno).
E non poteva essere altrimenti, come abbiamo ripetuto ogni mese sulla base dei dati dei consumi energetici, gli unici che non possono mentire perché – vale la pena tenerlo sempre in mente – l’energia non è una merce come le altre ma il “motore” che muove l’intera economia.
Eccoci quindi ai dati aggiornati a Giugno 2014.
Il Gestore dei Mercati Energetici conferma che il crollo dei consumi elettrici non si ferma, e la media mobile a 12 mesi riprodotta nel relativo grafico (che compensa la variazione di mese in mese dei giorni lavorativi) mostra un crollo del 15% tra il 2007-2008 e il 2013-2014. Eppure, il prezzo dell’elettricità continua a crollare, anche grazie al contributo dell’energia solare: non si tratta quindi di una risposta classica della domanda al prezzo dell’offerta, ma di un collasso strutturale.
Passiamo ora all’analisi dei consumi di carburanti per autotrazione: benzina e gasolio (dati Ministero Sviluppo Economico).
Il relativo grafico, espresso nuovamente in termini delle medie mobili a 12 mesi, mostra che i consumi di gasolio sono scesi nell’ultimo anno del 16% rispetto al 2007-2008, e quelli di benzina di un clamoroso 42%
Ampliamo questa volta lo sguardo ai consumi annuali di gas naturale dal 2004 al 2013(dati Ministero Sviluppo Economico). Mentre da una parte l’ampliamento della “metanizzazione” del Paese ha contribuito ad allargare il parco-utenti del gas, la sostituzione di una parte crescente della generazione elettrica una volta realizzata con metano con quella solare ed eolica ne hanno ridotto l’impiego nelle centrali termo-elettriche.
Questo premesso, colpisce nuovamente la pesantissima riduzione del 18% nei consumi complessivi di gas naturale nell’ultimo anno rispetto ai livelli pre-crisi, confermando al di là di ogni dubbio il collasso strutturale del sistema produttivo nazionale. Una sgradevole consapevolezza, questa, acuita dalla terrificante riduzione del 16% dei consumi di metano nei primi 5 mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013.
Al di là e oltre a tutto il rumore di fondo costituito dalle instabilità internazionali e dalla patetica pochezza politica nazionale ed Europea, è abbastanza ovvio almeno agli economisti dell’energia che il prezzo del petrolio, guidato nel medio e lungo termine unicamente dalla combinazione della capacità estrattiva, dal costo di estrazione e dalla capacità dell’economia globale di pagare un prezzo sufficiente a mantenere, anzi incrementare, la stessa capacità estrattiva, è un fondamentale regolatore dello stato di salute dell’economia globale e, a cascata, di ogni singolo Paese, in particolare dei Paesi ad elevato sviluppo industriale e manifatturiero.
Il grafico del prezzo mensile del petrolio “Brent” – il greggio di riferimento Europeo – espresso in Euro al barile (dati EIA), mostra un plateau apparentemente molto stabile dalla seconda metà del 2012 e fino a oggi, ben visibile in particolare nella solita media mobile a 12 mesi, che si colloca – intorno a 80 Euro/barile o superiore – allo stesso livello del picco che nel luglio 2008 precedette di uno o due mesi il primo crollo dell’economia.
Confrontando i diversi grafici, il trend del prezzo del petrolio appare significativamente e sinistramente collegato al crollo dei consumi energetici nazionali, prefigurando una relazione causa-effetto che in realtà è stata dimostrata da lungo tempo e in tutte e due le direzioni (bassi prezzi del petrolio sono infatti in relazione a periodi di economia florida e crescente almeno nei Paesi industriali e manifatturieri).
Ebbene, la Oxford Economics, prestigiosa istituzione di studi economici al di sopra di ogni sospetto, prevede che un eventuale successivo round di sanzioni alla Russia, secondo produttore mondiale di petrolio dopo l’Arabia Saudita, potrà determinare in tempi brevi (dell’ordine dei mesi) un aumento del prezzo del barile di petrolio fino a 200 dollari, cioè circa 150 Euro, in altri termini di quasi il 90% rispetto ai livelli attuali.
Francamente, è difficile perfino immaginare le conseguenze che questo evento potrà determinare sullo stato dell’economia e dell’industria Italiana.
Francesco Meneguzzo
2 comments
[…] Un incubo di mezza estate: elettricità, carburanti, gas e petrolio […]
[…] spacciati per governanti d’Italia e d’Europa, la nostra terra, può andarsi a rivedere il nostro ultimo pezzo del 28 luglio u.s. e chiedersi come sarebbe stato fisicamente possibile che un tale crollo dei consumi energetici […]