Roma, 1 mar – Elon Musk ha deciso di fare causa a OpenAi e ai suoi cofondatori Sam Altman e Greg Brockman. Secondo l’imprenditore sudafricano l’azienda, di cui è stato uno dei fondatori nel 2015, avrebbe tradito la sua missione originaria.
Le accuse di Musk contro OpenAi
OpenAi è diventata famosa come l’azienda che ha creato ChatGpt, un chatbot basato sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico che ha in qualche modo ha data inizio e contraddistinto l’attuale dibattito sulle intelligenze artificiali e la loro evoluzione. Secondo Musk, OpenAi sarebbe nata come una società senza scopo di lucro per lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità, e non per profitto. Impostazione no profit che sarebbe stata presente nel primo contratto firmato da Musk, Altman, e Brockma, e che quindi gli ultimi due avrebbe violato. Al centro delle accuse presentate da Musk c’è la decisione di OpenAi di non rendere open source, ovvero liberamente studiabile e modificabile, Gpt-4, che rappresenta la versione più avanzata del programma alla base del chatbot ChatGpt. Così lo stesso imprenditore ha spiegato la questione sul proprio account X: “OpenAi è stata creata come società open source (motivo per cui l’ho chiamata “Open” Ai), società senza scopo di lucro per fungere da contrappeso a Google, ma ora è diventata una società closed source, a massimo profitto, di fatto controllata da Microsoft. Non è per nulla ciò che intendevo io”.
“È stata creata come società open source”
Musk ha lasciato OpenAi già a partire dal 2018. Negli ultimi anni quest’ultima ha iniziato a collaborare sempre più strettamente con Microsoft. L’azienda di Bill Gates ha finanziato con diversi miliardi di dollari OpenAi e ha ottenuto dalla start up licenze commerciali esclusive. Una differenza di veduta che ha portato quindi allo scontro, ma alla base di tutto questo nessuno spauracchio per l’intelligenza artificiale e il ruolo che ricoprirà nell’immediato futuro. D’altronde, lo stesso Musk dopo l’esperienza con OpenAi sta sviluppando il proprio chatbot di nome Grok.
Michele Iozzino