Torino, 6 dic – Dovrebbero esser scene relegate ai libri di storia o rievocate in qualche conferenza su quegli anni 70 che troppo spesso vengono dimenticati o,peggio, strumentalizzati.
Invece mercoledì il capoluogo piemontese è stato per l’ennesima volta teatro di scontri per motivi politici. La celere è dovuta infatti irrompere a Palazzo Nuovo dove un gruppo di studenti del Fuan, impegnati in un volantinaggio, è stato aggredito dal Collettivo universitario autonomo e da Studenti indipendenti vicini agli ambienti anarchici ed al centro sociale Askatasuna, di cui fa parte uno degli studenti in stato di fermo.
Questi, in breve, i fatti: allo scoccare dei primi tafferugli, gli agenti della Digos presenti sul posto hanno tentato invano di separare i due gruppi dando immediatamente l’allarme a cui ha risposto il il Reparto mobile che,con una squadra di agenti in tenuta antisommossa, ha caricato gli studenti del “presidio antifascista“. Gli studenti del Fuan sono stati successivamente costretti a lasciare l’edificio scortati dalla polizia. Ovviamente la bagarre ha reso difficoltoso l’accesso alle aule e disturbato le lezioni in corso.
Gli studenti del Collettivo, probabilmente dimenticando di esser loro la causa degli scontri, sono andati in corteo dal Rettore, Gianmaria Ajani, lamentando alcuni feriti e ritenendo che “ non è accettabile quello che è successo questa mattina e lui ci ha assicurato di non aver autorizzato l’intervento”.
Il rettore ha confermato successivamente la versione precisando che “al momento dei fatti ero impegnato in una riunione con il sindaco, non ho chiesto io l’intervento della celere. Appena mi hanno informato dell’accaduto ho chiamato la Questura per capire cosa fosse successo. Mi hanno spiegato che c’era stato uno scontro violento tra le due componenti e che, visto che si stava commettendo un reato, sono stati costretti a intervenire per porvi termine”. Ajani ha subito preso le distanze dall’accaduto: “Come università condanniamo categoricamente gli incidenti avvenuti questa mattina. Il confronto di opinioni non può svolgersi che con metodo democratico, episodi simili non appartengono in alcun modo alla fisiologia della vita d’ateneo”.
La realtà sembra esser però diversa. E’ noto fra gli studenti di come Palazzo Nuovo sia “territorio” degli ambienti vicini all’antifascismo militante ed ai centri sociali che si sono spesso resi protagonisti di disordini all’interno dell’ateneo per impedire “invasioni” di chi evidentemente non la pensa come loro. Il tutto nella sostanziale impunità.
Cesare Dragandana
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