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Terrorismo, perquisizioni a Roma. Si teme per una cellula jihadista a Viterbo

by Davide Romano
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Roma, 23 ago – La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per ricostruire i rapporti di Driss Oukabir, fratello dell’autore materiale dell’attentato di Barcellona e forse coinvolto anche lui nella realizzazione dell’attacco, a Viterbo e più in generale nel Lazio, per capire se sul nostro territorio possa essersi insediata una cellula jihadista. A coordinare le indagini il Pm romano Tiziana Cugini, che insieme ai carabinieri dei Ros sta raccogliendo informazioni, con interrogatori, perquisizioni e controlli. Non solo nel capoluogo della Tuscia ma anche a Roma, dove fioriscono moschee, anche abusive, e centri culturali islamici, potenziali rifugi di fondamentalisti. Sotto controllo anche i centri di money transfer e le attività commerciali gestite da stranieri, soprattutto in zone multietniche come l’Esquilino o Tor Pignattara.

Il fascicolo della Procura di Roma è lo stesso aperto dopo la morte di Bruno Gulotta, Luca Russo e Carmen Lopardo, gli italiani vittime dell’attentato sulle Ramblas. Durante la sua permanenza a Viterbo nel 2014, Driss Oukabir era stato ospite di una donna italiana, Silvia Acciaresi, con cui è possibile abbia avuto una relazione. Anche qui la ricostruzione dei fatti è poco chiara, visto che la donna avrebbe fornito in diverse dichiarazioni almeno due versioni differenti della sua conoscenza con Oukabir: nel primo caso aveva affermato di averlo conosciuto durante un viaggio a Barcellona, nel secondo di essere amica della madre, Fatima, e di averlo incontrato per intercessione della donna. Strano anche il “viaggio” di Oukabir in Italia, visto che sarebbe rimasto pochi giorni in un Bed And Brakfast “in cerca di lavoro” e dopo non averlo trovato sarebbe tornato in Spagna. Stando almeno a quanto dichiarato alla Digos da Silvia Acciaresi.

Una ricostruzione poco credibile che ha fatto drizzare le antenne agli inquirenti. Anche perché Viterbo è da tempo sotto la lente d’ingrandimento dell’antiterrorismo. Solo negli ultimi mesi si sono verificati i casi di due rimpatri di musulmani giudicati “radicalizzati”. Nel carcere di Viterbo poi, è piuttosto alta la percentuale di musulmani, compresi imam e individui legati al fondamentalismo. Durante il suo soggiorno viterbese Oukabir era solito incontrare altri individui di religione islamica, come confermato dalla stessa Acciaresi, particolare da non sottovalutare, nell’ipotesi investigativa di Viterbo come base logistica per il terrorismo islamico.

Già nel corso delle indagini su Anis Amri, lo stragista di Berlino, si era emerso che a Roma e nel Lazio ci fossero persone in grado di fornire supporto logistico ai terroristi. Nel frattempo nella Capitale sale l’allerta per possibili attacchi terroristici, con l’installazione di fiorere nei punti sensibili, come via del Corso e via dei Fori Imperiali.

Davide Romano

 

 

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ANTERO 23 Agosto 2017 - 11:45

Isis delenda est !

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