Roma, 16 mag – Fonti del Viminale rendono noto che il taser, la pistola elettrica usata come storditore o dissuasore elettrico dalle polizie di tutto il mondo, sarà introdotta tra le dotazioni standard delle forze di polizia dello Stivale. È classificato tra le “armi da difesa” che fa uso dell’elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli. Ieri pomeriggio al Viminale il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e che ha visto la partecipazione dei vertici nazionali delle forze di polizia e dell’intelligence, ha posto in esame la questione: entro l’estate “diverrà dotazione standard per forze dell’ordine e polizia locale nei comuni con più di 100mila abitanti“. Il leader del Carroccio ha espresso la propria soddisfazione sui social: “Uno strumento prezioso per le Forze dell’Ordine”.
La sperimentazione
La sperimentazione del taser è iniziata il 5 settembre dell’anno scorso; la pistola elettrica è stata data in dotazione alle forze di polizia di 12 città (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi, Genova), ed è stata utilizzata in tutto 60 volte: 46 da personale della Polizia di Stato, 11 da personale dell’Arma dei Carabinieri e 3 da personale della Guardia di Finanza. In 47 casi gli interventi si sono risolti con la semplice estrazione dell’arma o con l’attivazione del warning arc, mentre nei restanti 13 il soggetto è stato colpito. Segno che solo la vista della pistola funziona da deterrente in quasi 5 casi su 6.
Le preoccupazioni di Amnesty
La dotazione di taser è stato un argomento molto discusso nel corso del tempo. All’atto di emanazione della prima circolare da parte della Direzione anticrimine, Amnesty aveva richiesto la conduzione di uno studio sui rischi per la salute collegati all’uso dell’arma prima della sua introduzione: “Pur riconoscendo che il Taser sia un’arma utile, più sicura di molte altre armi o tecniche utilizzate per bloccare individui pericolosi e aggressivi, in non pochi casi nei Paesi in cui è già in uso risulta impiegata nei confronti di persone vulnerabili o che non rappresentano una minaccia seria e immediata per la vita o per la sicurezza degli altri”.
Cristina Gauri
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