Roma, 3 dic – Gli studenti italiani “non sanno più leggere”. Le loro competenze sono calate negli ultimi vent’anni, collocando l’Italia al di sotto della media dei Paesi più sviluppati. E’ quello che ci racconta l’indagine Ocse Pisa in riferimento al 2018, rilevazione che riguarda 79 nazioni tra cui 37 Ocse. Per l’Italia hanno partecipato alla prova 11.785 studenti quindicenni provenienti da 550 scuole totali. In lettura, definita come la “capacità degli studenti di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società”. Gli studenti italiani ottengono un punteggio di 476, inferiore alla media Ocse (487), collocandosi tra il 23° e il 29° posto tra i paesi Ocse.
I cinesi in testa alla classifica, malissimo il Mezzogiorno
A guidare la classifica internazionale sono i cinesi e Singapore, con medie che arrivano anche sopra i 550 punti, seguiti come al solito dalle nazioni del Nord Europa, dal Canada, la Nuova Zelanda etc. In Italia forte anche il divario tra Nord e Sud, con gli studenti del settentrione che si collocano sopra la media Ocse (Nord Ovest 498 e Nord Est 501), il centro a metà (486) e quelli del meridione ben al di sotto (Sud 453 e Sud Isole 439). Il divario è forte anche a seconda degli indirizzi scolastici: i ragazzi dei licei ottengono i risultati migliori (521), seguiti da quelli degli Istituti tecnici (458) e, infine, quelli degli Istituti professionali (395) e della Formazione professionale (404).
Rispetto alla prima rilevazione del 2000 l’Italia perde 11 punti, mentre al Sud si vede un peggioramento più repentino negli ultimi anni: dal 2012 il calo è stato di ben 23 punti. L’Italia presenta una percentuale di studenti che raggiunge almeno il livello minimo di competenza in lettura analoga alla percentuale media internazionale, mentre sui livelli più elevati, quelli che permettono di definire uno studente “top performer” (capace di comprendere un testo complesso e dividere tra fatti e opinioni), solo il 5% degli studenti italiani raggiunge questi livelli. Quasi la metà della media internazionale che è di circa il 9%.
Meglio le femmine, bene l’Italia in matematica
Particolare anche la situazione del “gender gap” italiano. Le ragazze vanno meglio dei ragazzi in tutte le macro-aree geografiche del Belpaese, con differenze di punteggio che vanno dai 19 punti del Nord Ovest ai 35 del Sud Isole. Nel Mezzogiorno il maggiore scarto tra maschi e femmine è dovuto alla presenza di un numero più ampio di “low performer” di sesso maschile. Sfatato inoltre il mito che vuole gli italiani più preparati nella lettura e meno in matematica. In quest’ultima materia gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio in linea con la media dei paesi Ocse (Italia 487 vs Ocse 489). Il nostro punteggio medio è risultato simile a quello di russi, australiani e statunitensi. Male invece in scienze: qui ci collochiamo ben al di sotto della media Ocse, con 468 punti a fronte di una media internazionale di 489.
Davide Di Stefano
2 comments
Andiamo proprio bene con l’ Ocse, le nostre nonne lo dicevano, solo più grossolanamente, qualche decennio fa. Chiudere l’ Ocse, fa più danni che benefici! Appaiono troppo spesso come parassiti, di fatto pagati come provocatori-constatatori con i ns. denari.
quando devi promuovere a prescindere dai risultati il figlio di Kunta Kinte così come quello di Chen altrimenti è “rassismo”…è evidente che non più fare nè selezione nè promozione con il resto della classe.
una legge facile facile che si riscontra normalmente nel mondo dello sport ove il “brocco” inserito in una squadra di fuoriclasse è spronato a migliorare,mentre il fuoriclasse inserito in una squadra di “brocchi” non può far altro che sedersi e segnare il passo degli altri;
notare bene che questo concetto di selezione vale anche per il figlio di Chen,se fosse un fuoriclasse;
il livellamento verso il basso falcidia e danneggia tutti indipendentemente dalla etnia di appartenenza.