Roma, 10 mag – Ancora tensione agli Stati generali della natalità: dopo aver contestato e costretto il ministro della Famiglia Eugenia Roccella ad abbandonare il palco, i collettivi di sinistra si sono scontrati con la polizia nel tentativo di raggiungere il luogo dell’evento dove peraltro era previsto l’intervento di papa Francesco.
Scontri tra collettivi e polizia: la sinistra si gioca la carta del vittimismo?
“È stato caricato il corteo transfemminista che ha provato a portare la propria rabbia all’auditorium”, si lamentano così sui social, dopo aver deviato dal percorso autorizzato dalla questura di Roma nel tentativo di raggiungere l’Auditorium della Conciliazione, sede degli Stati generali della natalità, e aver cercato di superare il blocco della polizia. Durante il parapiglia, che ha provocato qualche ferito sia tra i manifestanti che tra le forze dell’ordine, un ragazzo di sedici anni sarebbe stato posto in stato di fermo e portato in commissariato, almeno stando a quanto dicono gli organizzatori del corteo. Un canovaccio già sentito, con i collettivi di sinistra che ieri hanno provato a fare la voce grossa con la Roccella e oggi tentano di farsi passare come vittime.
Ma su famiglia e natalità è il solito copione
Sarebbe però il caso di andare al di là delle prevedibili reazioni dell’una e dell’altra parte. Un dibattito che possiamo già immaginare nella sua sterilità con i paternalismi della destra verso i giovani che “fanno casino”, mentre la sinistra si strapperà le vesti per la repressione del dissenso e l’autoritarismo da parte del governo, nonostante siano stati proprio i manifestanti dei collettivi a voler impedire ad altri di parlare. Più che suoi modi della protesta o sull’intervento della polizia, bisognerebbe parlare dei contenuti e delle posizioni in gioco. Ma anche qui, riguardo come la famiglia e la natalità, quello tra destra e sinistra appare più che altro un dialogo tra sordi o peggio tra idioti: se la sinistra arroccata su una concezione individualistica e a tratti perfino nichilista, la destra non è da meno – come giustamente notato proprio su questo giornale da Sergio Filacchioni – fermandosi ad una visione per così dire borghese, dove le grandi direttrici di gens e comunità non hanno più spazio.
Michele Iozzino