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A contattarla su Facebook era stato Samu (nonostante non parlasse italiano e a stento ora inizia a spiccicare qualche parola): “Mi è piaciuta subito”, dice, ma “avevo paura e sono stato due settimane a guardare quella foto”. A raccontare questa travolgente storia d’amore è Repubblica, con toni da romanzo Harmony: “Si tengono per mano e sorridono Marina Quattrini e Samu Sangele mentre raccontano la loro storia d’amore che li ha condotti al sacro vincolo del matrimonio”, scrive Andrea Lattanzi. “Un’amicizia affettuosa” trasformatasi “nell’amore di una vita”, spiega raggiante la quarantenne grossetana, originaria di El Salvador e adottata da una famiglia italiana quando aveva quindici anni. Lei racconta dei loro primi incontri per le vie del paese, passeggiate in cui la comunicazione con Samu era permessa solo dal traduttore simultaneo del telefono, data la sua non conoscenza del nostro idioma. Quanto romanticismo.
In fondo nel pezzo di Repubblica, quasi fosse un dettaglio, si spiega come Samu sia già stato bocciato dalla commissione per la concessione dello status di rifugiato. Il giovane ivoriano ha presentato ricorso. Un dettaglio, che non ha sicuramente nulla a che fare con un matrimonio con una donna italiana più grande di lui “sedotta” su Facebook. Alla domanda diretta dell’intervistatore, rispetto ai vantaggi burocratici che il richiedente asilo avrà sposandosi con una italiana, Marina risponde così: “Io mi sposo per amore. Spero anche lui”, dice con la faccia un po’ preoccupata. “Sì anche io”, risponde Samu con sguardo sornione. Marina poi si sente in dovere di specificare: “Poi è ovvio. Anche i documenti non guastano”.
Una favola nuziale che finora non ha avuto il suo “lieto fine” a causa degli intoppi burocratici: “Abbiamo rinviato il matrimonio già in due occasioni, perché abbiamo atteso il nulla osta dalla sua ambasciata”, spiega Marina. Quello che non è mai mancato a Marina e Samu, è stato l’appoggio delle persone a loro vicine, a cominciare dai gestori dell’albergo Verde Oasi, ormai trasformato a titolo definitivo un centro di accoglienza. “Questa è la vera integrazione, il coronamento del loro sogno”, dice con orgoglio la titolare, Clara Russo. “Samu e gli altri ci considerano la loro famiglia e sono molto felice per lui e per tutti noi”. E fa bene ad essere felice, visti i lauti guadagni garantiti dalla presenza dei richiedenti asilo nella sua struttura.
Qualche dubbio, analizzando le sue parole, ce l’ha il parroco don Franco Ranieri che dovrà celebrare il matrimonio. “Per me non è un matrimonio diverso dagli altri. Ho davanti due persone che si amano. E i matrimoni si fondano sull’amore, non sulle bischerate“. Quel “non sulle bischerate” sa molto di chi ha capito l’ovvio ma non può dirlo, perché solo delle menti obnubilate dal dogma dell’accoglienza possono auto convincersi della storiella dell’amore che vince ogni cosa, quando l’interesse di una donna che non vuole rimanere zitella e di un immigrato clandestino in cerca di documenti è piuttosto evidente. Vale la pena chiudere con le parole del pezzo di Repubblica: “Tutto è così pronto per quello che, in fondo, altro non è che “un matrimonio normale, solo un po’ particolare””.
Davide Romano
3 comments
Già … molto “particolare” !
“Dato che sono un duro non mi aspetto di piacervi qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come negri,ebrei, italiani o messicani, qui vige l’eguaglianza non conta un cazzo nessuno”
fedeli nello spirito al mitico Sergente di Full Metal Jacket,bisogna dire che nella media a preferire africani più giovani sono donne quasi mai bellissime e abbastanza mature,così come nella media per gli uomini -non bellissimi e abbastanza maturi- la scelta converge su ragazze del’est solitamente carine e molto più giovani; da duri possiamo dire fatti loro e pari patta tra i due generi.
però….
quello che è intollerabile che si prenda un africano di 30 anni dalla Costa d’Avorio (ove i turisti vanno in vacanza) e lo si mantenga per degli anni per accasare zitelle (in questo caso d’importazione); almeno i nostri connazionali per incontrare Svetlana in Ucraina ci vanno con i soldini loro e non con quelli della collettività.
PS “L’hotel, immerso nel verde, è l’ideale per una vacanza all’insegna del relax e del riposo. Il giardino è dislocato su terrazze naturali di granito roccioso, dove il panorama offre agli ospiti una vista mozzafiato. Meravigliosi scorci di toscana possono essere ammirati da un caratteristico bella vista di roccia naturale situato nel giardino della struttura.
La PISCINA di circa 80 mq è situata in un luogo paradisiaco, su di una terrazza naturale, incastonata tra una parete di pietra rocciosa e una vista delle colline che filtra attraverso querce e lecci.”
(dal sito web dell’albergo in questione)
strano che non sia direttamente quel famoso “Don Bagnino” assurto agli onori della cronaca qualche settimana fa a non officiare direttamente il matrimonio; eppure con una piscina da 80 mq2 ed ospiti
“internazionali” ci avrei scommesso un salvagente.