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Quant’è miserabile la sinistra che disprezza il popolo

by Adriano Scianca
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radical-chic-4Roma, 25 giu – Il problema della democrazia è il demos: che lo dica Mario Monti non è una novità, dato che il professore bocconiano non ha mai avuto troppa simpatia per noiose formalità tipo il voto dei cittadini, vergognosi ostacoli sulla strada luminosa della tecnocrazia. Che l’intera sinistra in blocco si metta a concionare su quanto lo stupido popolo sia di impaccio all’avvento dei diritti è invece qualcosa che in parte stupisce ancora. La carica di disprezzo da parte di Repubblica & sodali contro “vecchi, poveri e ignoranti” che hanno votato in favore di Brexit riesce in effetti a superare persino la solita spocchia dei suddetti ambienti verso l’universo mondo.

Ma il top l’ha raggiunto l’ineffabile Saviano, che, a chi fa notare come il popolo sia sempre sovrano, replica: “Me lo ricordo il Popolo, nel 1938, acclamare Hitler e Mussolini a Roma affacciati insieme al balcone di Piazza Venezia. Me lo ricordo il Popolo inebriato, esaltato, per la dichiarazione di guerra. Me lo ricordo il Popolo asservito, quasi isterico, al cospetto di ogni malfattore che abbia condotto l’Europa sull’orlo baratro. Me lo ricordo poi il Popolo che plaudiva quando al confino nel 1941 veniva mandato Altiero Spinelli, perché antifascista. A Ventotene, Spinelli, detenuto insieme a Ernesto Rossi e a Eugenio Colorni (antifascisti come lui) scrisse ‘Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto’. Quindi, a ben vedere, siamo sicuri che oggi il Popolo abbia vinto davvero?”. Uno status che andrebbe copiato e incollato alla voce reductio ad hitlerum. Ma, a ben vedere, l’odio della sinistra nei confronti del popolo non è cosa nuova. Accade più o meno sempre, quando il popolo non vota a sinistra.

Nel ventennio berlusconiano, per esempio, la sinistra italiana non ha fatto altro che insultare gli italiani che gli preferivano il leader forzista. Il compianto (?) Umberto Eco, per esempio, tuonava contro “quella maggioranza naturalmente berlusconiana che non vuole pagare le tasse, ha voglia di andare a 150 chilometri all’ora sulle autostrade, vuole evitare carabinieri e giudici, trova giustissimo che uno se può se la spassi con Ruby, trova naturale che un deputato vada dove meglio gli conviene. Questa è la moralità dominante. Berlusconi è un abile e geniale piazzista, che ha capito la sostanza e gli umori dell’attuale mercato politico”. E come dimenticare il delirio di Asor Rosa che proponeva di sospendere la democrazia? “Ciò cui io penso – spiegava – è invece una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale ‘stato d’emergenza’, si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale”.

Roba da camicia di forza. In Francia, invece, andrebbe ricordato il famigerato rapporto “Gauche: quelle majorité électorale pour 2012?”, del tink thank Terra Nova, vicino al Partito socialista, in cui si spiegava che “non è possibile oggi per la sinistra cercare di restaurare la sua collocazione storica di classe: la classe operaia non è più il cuore del voto di sinistra, non è più in fase con l’insieme dei suoi valori, non può più essere, come è stata in passato, il motore che traina la costituzione della maggioranza elettorale della sinistra”. La soluzione? Se il popolo non sceglie la sinistra, la sinistra cambia il popolo. Ma questa è un’altra storia.

Adriano Scianca

 

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7 comments

Paolo 25 Giugno 2016 - 1:47

Analisi critica e lucidissima, come sempre.

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Colombo 25 Giugno 2016 - 2:51

ma lucida de che? Cito testualmente: “Che l’intera sinistra in blocco si metta a concionare su quanto lo stupido popolo sia di impaccio all’avvento dei diritti è invece qualcosa che in parte stupisce ancora” …
I limiti, più che palesi, della capacità e della dimensione di cognizione politica dell’autore dell’articolo, (per cui davvero pare impossibile concepire l’estabilishment PD, il Popolo del “Fatto Quotidiano”, ancora in odore di partitismo con Fassina, la compagine sindacale confederale, quella conflittuale e l’area dell’autonomia di movimento, quali entità separate!) presumibilmente, devono avergli coperto gli occhi sul fatto che buona parte della sinistra di classe e per l’autonomia di rappresentazione del conflitto sociale, ha brindato al Brexit, quale primo anello, a spezzarsi, di una catena che aggioga le classi lavoratrici e sottrae sovranità (non “nazionale”, ma) popolare!
Per chi non conosce la TUAEU (ovvero la piattaforma di lotta anti austerity ed anti-Ue, trasversale ai quattro principali sindacati di base soprattutto britannici ed in parte scozzesi, denominata “Trade Unionists Against the EU”), evidentemente essa sembrerà essere solo un articolato privo di significato. E invece si tratta di una realtà conflittuale che ha speso tutte le proprie energie nella campagna per il Leave e che riunisce organizzazioni con milioni di lavoratori iscritti (altro che Casapound e ridicoli festeggiamenti per l’1.18% raggiunto… a Roma!). Si consideri, sempre sul fronte inglese, pure il gruppo, di certo più ristretto e meno “operaio” di “Lexit” (“Left for Leave”… ma mi sa che questo, Scianca, se l’è perso del tutto…), se non, sul piano comunitario, la clamorosa presa di posizione del PCP (Partito Comunista Portoghese), per bocca di João Ferreira, secondo cui si denuncia “l’urgenza e la necessità per il Portogallo di prepararsi ad essere pronto a liberarsi dalla sottomissione all’Euro, che tanti danni ha arrecato al Paese, allo scopo di garantire i diritti, l’occupazione, la produzione lo sviluppo e la sovranità” (cit.) , ancora si tengano in considerazione tutti quei movimenti sociali e, soprattutto, organizzazioni sindacali europee, mai sino ad ora compromesse in elezioni, che hanno espresso il proprio netto giudizio di necessità della rottura della gabbia dell’Unione Europea. Ecco; giusto per rimanere in Italia si potrebbero segnalare l’USB (che nel comunicato stampa ufficiale dell’Esecutivo Nazionale ieri arrivava ad affermare che: “E’ ora che in Europa e in Italia si prenda in mano dalla parte giusta la bandiera della rottura dell’Unione Europea”), il Si.Cobas, la Cub, la USI etc. etc., cioè un agglomerato che conta già ora più di un milione di lavoratori iscritti, militanti (e paganti!!!)… giusto per tornare, anche in merito al fronte anti-UE, al mio solito: “Altro che Casapound!”. Allora Scianca, dove sta st’ “intera sinistra in blocco che si mette a concionare” e bla bla bla ?

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Gianluca 25 Giugno 2016 - 4:15

Scianca scrive della sinistra salottara e radical chic, quella che va a braccetto con i poteri forti ( e della quale Saviano e repubblica sono ottimi rappresentanti ), non credo che si riferisca alla sinistra ” di lotta ” di cui scrive lei.
Per quanto riguarda CasaPound avrà anche un piccolo riscontro elettorale, ma stiamo parlando di una forza politica relativamente giovane, che si colloca in una posizione sovranista e identitaria invisa ai più. Compresa la sua sinistra, che lotta per il popolo in un concetto internazionalista e non nazionalista. Questa è la differenza sostanziale.

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Paolo 26 Giugno 2016 - 3:26

Appunto.

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Andre 26 Giugno 2016 - 9:26

“La sinistra di classe”….. la lotta di classe non aveva senso cento anni fa figurati adesso

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Anonimo 25 Giugno 2016 - 3:23

Ottimo Scianca

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Anonimo 25 Giugno 2016 - 3:29

Valutazione che manca dai giornalai dei media principali .Primato Nazionale un alternativa alla informazione globale

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