Roma, 5 set – Matteo Salvini è indagato per diffamazione di Carola Rackete. Giusto il tempo di essere sostituito al ministero dell’Interno e per il leader della Lega sono iniziate le prime grane. Non che in precedenza fosse immune da attacchi, accuse e querele. Ma in questo caso, senza nulla togliere agli step canonici previsti dalla legge italiana, stupisce il tempismo. La denuncia presentata a luglio dalla “comandante” ha dunque avviato il procedimento contro il “capitano”. La procura di Roma ha così iscritto Salvini nel registro degli indagati e gli atti della denuncia sono stati inviati, per competenza territoriale, alla procura di Milano, dove appunto risiede l’ex vicepremier.
La querela
La querela della comandante della Sea Watch, nella quale tra l’altro si chiedeva il sequestro degli account social di Salvini, riporta alcuni post scritti dall’allora ministro dell’Interno, oltre ad alcuni commenti degli utenti. Si citano infatti una serie di espressioni che le sarebbero state rivolte, tra le altre: “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, “complice dei trafficanti di esseri umani”. Secondo Carola queste espressioni sarebbero “un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell’odio’, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale”. E dunque avrebbero “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”.
La replica di Salvini
Una vicenda abbastanza surreale, se consideriamo che la denunciante in questione se l’è presa con un esponente del governo che avrebbe cercato di impedirle di violare la legge italiana. Salvini in ogni caso non si è scomposto, replicando come di consueto via Facebook: “Denunciato da una comunista tedesca, traghettatrice di immigrati, che ha speronato una motovedetta della Finanza: per me è una medaglia! Io non mollo, mai”, ha detto l’ex ministro.
Alessandro Della Guglia
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Carola Rakkatta (negri).