Roma, 31 gen – Non si conosce con precisione quando sia avvenuto ma, dopo secoli di guerre, un giorno Scozzesi e Inglesi hanno deciso di risolvere le loro controversie su un campo da rugby, pensando che fosse tempo ormai di andare più al pub che al camposanto. Tant’è, un gruppo di giovani inglesi, capitanati da Frederic Stokes, acquista biglietti di terza classe per raggiungere Edimburgo in treno; viaggiano per due giorni su sedili di legno e giungono a destinazione talmente tardi da dover disputare la partita il lunedì. E’ il 27 marzo del 1871 e, nonostante non ci siano regole ben definite, in qualche modo si disputa il primo incontro internazionale della storia del rugby. Negli accordi intercorsi prima della partita si decide che schiacciare a terra il pallone in area avversaria vale un punto, trasformare il seguente calcio ne vale due. Per questo motivo loro, che parlano inglese, la chiamano try, ovvero tentativo; mentre noi, che siamo arrivati dopo e siamo sempre un po’ filosofi e meno pragmatici, la chiamiamo meta, e diciamocelo chiaramente: non c’è paragone.
Da domani si scriverà un nuovo capitolo di questa storia ovale, che nel frattempo si è data regole precise, ha intrapreso la strada del professionismo e, in fondo, si sta anche un po’ snaturando, ma riesce comunque a mantenere una dose di epica, etica ed estetica tali da considerare ancora il rugby uno sport adatto ai nobili d’animo. Il primo appuntamento della nostra nazionale nel 6 Nazioni 2014 vede il XV azzurro impegnato a Cardiff, contro i dragoni gallesi detentori del trofeo. Sulla carta l’incontro appare proibitivo, tanto dal punto di vista tecnico, quanto da quello ambientale. Si dice che “il Galles in casa non può essere battuto, al limite si può segnare un punto più di loro”, oppure che “i gallesi siano abituati a placcare qualunque cosa sia più alta dell’erba”. Si dice anche che il loro stadio, il Millenium, sia stato progettato e costruito con il tetto apribile in modo che gli dei possano assistere alla partita.
E’ vero anche che la squadra del ct Brunel e di capitano Sergio Parisse, come del resto quasi tutte le nazionali italiane, offre il meglio di sé proprio in condizioni critiche, con il pronostico in favore degli avversari. In attesa di scoprire il verdetto del campo i bookmakers anglosassoni, che ne sanno poco di proverbi e leggende, ma tanto di rugby e statistiche, pronosticano una larga vittoria dei padroni di casa con il punteggio di 30-11. Il primo turno del torneo sarà completato da Irlanda – Scozia, con i verdi degli intramontabili Paul O’Connell e Brian O’Driscoll (BOD the God) favoriti sugli scozzesi, e dall’attesissimo Francia – Inghilterra, incontro che potrà risultare già decisivo per la vittoria finale del 6Nazioni. Non si tratta più di guerre, ma lo spirito resta sempre quello della battaglia.
Francesco Pezzuto