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Rigurgiti antifascisti e come combatterli (seconda parte)

by La Redazione
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Roma, 12 ago – Di fronte a questo rigurgito a scoppio ritardato di antifascismo si dovrebbe tenere i nervi saldi, ragionare a mente fredda, non rispondere alle provocazioni ed evitare impulsi  rabbiosi e viscerali, anche se è difficile soprattutto per i giovani, istituivi e irruenti. Si deve però cercare di farlo per non cadere nella trappola, peggiorare la situazione e fornire argomenti agli altri. La reazione più efficace dovrebbe essere, ritengo, da un lato il ragionamento storico-politico-sociale, anche se ci si trova di front alla pura irrazionalità, ma soprattutto nei casi più adeguati l’ironia, la satira, la presa per i fondelli, lo sfottimento, il buttare tutto nel grottesco, nel paradossale, ribaltando le accuse.

Questo colpisce di più e a fondo, morde e azzanna, è difficile replicare ed impossibile passare per vittime della “violenza fascista”, anche se gli antifascisti, ANPI in testa, sono campioni di vittimismo spalleggiati dalle “grandi firme” dei “grandi giornali”, tuttologi che non avrebbero fatto la carriera che hanno fatto se non fossero stati antifascisti dichiarati e conclamati (altri, non meno letterariamente bravi e giornalisticamente preparati di loro che di questa caratteristica non si sono voluti fregiare, non l’hanno mai fatta).Io credo che la linea più efficace e produttiva potrebbe essere questa, al contrario le aggressioni verbali e scritte forniscono l’alibi migliore per dire che una nuova legge contro il “pericolo fascista” è indispensabile: vedete? Ecco lo squadrismo dei neofascisti del XXI secolo! Al fondo c’è un grave problema: può una democrazia che si vanta di essere tale usare sistemi antidemocratici tipici delle dittature, come reprimere la libertà di pensiero per proteggersi da pericoli spesso presunti? Può quindi mantenere norme transitorie dopo 70 anni e vietare che sia oggetto di referendum la forma statuale repubblicana (coda di paglia per i brogli del referendum istituzionale del 1946)?

Un pensiero che ovviamente non deve travalicare certi liniti e regole, altrimenti si rientra negli articoli del Codice penale. Può una democrazia vietare di scrivere e di affermare certe cose sul piano ideologico? Può oscurare giornali, libri e internet? Può imporre codici linguistici per sanzionare chi non li rispetta, vedi l’UNAR, ufficio creato dalla ministressa berlusconiana Prestigiacomo, che se ne vanta ancora, e che ha creato soltanto polemiche per le sue decisioni ridicole? Può vitare partiti e associazioni, convegni e presentazioni di libri? Può impedire l’uso do certe parole e di certi simboli? Nell’arco di oltre 70 anni non c’è riuscita ed ora cerca leggi ancora più repressive, con il risultato che potrebbe ottenere l’effetto contrario. Ridurre… “in clandestinità” chi si sente ingiustamente represso, favorire il… “mercato nero” di busti del Duce e altri souvenir del Ventennio, di fermacarte con il fascio, di vini “Mussolini” (mentre quelli “Stalin” sono vendibilissimi)? Ma non ci si rende conto di quanto tutto ciò sia una pagliacciata? Intanto un risultato è stato raggiunto: che qualche bello spirito ha seriamente proposto di eliminare tutti i simboli fascisti scultorei e architettonici di cui l’Italia è ancora piena dopo sette decenni, ma di cui la gente comune non si preoccupa affatto, non ne è affatto “turbata”. Vabbè che l’antifascismo è, soprattutto dopo il 1994, l’unico collante di certi politici di centro e di sinistra altrimenti divisi su tutto, ma la cosa pare alquanto esagerata. L’unico nemico resta sempre il fascismo in agguato dietro la porta di casa dei cattocomunisti? Ma illustrissimo e antifascistissimo onorevole Fiano, lei che è tanto preoccupato per le sorti della nazione, si è letto l’intervista all’attore Massimo Popolizio (Corriere ella Sera, 6 agosto), interprete del film Sono tornato? Sulla scorta di un libro e di un fil di successo tedeschi dove il protagonista redivivo era Hitler, qui si immagina il ritorno di Mussolini nell’Italia di oggi.

Dice Popolizio: “La cosa impressionante è che una parte del film è fatta con una candid camera e i più giovani non sanno chi sia Mussolini”. On. Fiano, dovrebbe essere arcicontento dei risultati di una scuola così antifascista da essere finalmente riuscita a far ignorare ai ragazzi cosa fossero il fascismo e il suo Duce, alla faccia del ministro Luigi Berlinguer che voleva si studiasse il Novecento. Ebbene, di fronte a questi straordinari risultati di incultura ritiene lei ancora necessaria la sua legge ultra-repressiva per un pericolo tanto sconosciuto? Il film magari sarà un fiasco e farà incazzare i “nostalgici”, o al contrario otterrà un successo clamoroso di pubblico. Verrà in tal caso ritenuto “apologia del fascismo” e sequestrato? Ma si rende conto? Certo, far ragionare gli antifascisti trinariciuti è difficile, anzi impossibile, sono fideistici non razionali, ma dovrebbero meditarci su. Ma può una nazione seria preoccuparsi se nelle edicole si vende un “calendario Mussolini 2018” (se ne vedono già…) o nelle enoteche il vino “Dux”, promuovere una caccia alle streghe mobilitando la Digos ? Suvvia, siamo seri!

Gianfranco de Turris

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