Roma, 18 ott – Ieri sulle pagine de Il Primato Nazionale è stato esaminata l’annunciata fusione tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia da un punto di vista giuridico ed organizzativo con la sostanziale privatizzazione dell’AdE, ma l’aspetto più grottesco della vicenda è che con la scomparsa del famigerato concessionario della riscossione niente cambierà.
Niente cambierà perché non si tratta di una eliminazione o di una radicale revisione organizzativa e funzionale del servizio di riscossione dei tributi, bensì di un semplice spostamento dell’intera struttura di Equitalia all’interno di un organismo più ampio, l’Agenzia delle Entrate. Renzi, infatti, si è ben guardato dall’entrare nel merito della riforma perché avrebbe dovuto ammettere che tutto sarà cambiato per restare esattamente come prima, nel pieno rispetto della migliore italica tradizione gattopardesca. Il personale resterà interamente lo stesso, le funzioni pure, la normativa e la prassi di riferimento anche. Ciò che verrà modificato sarà soltanto l’inquadramento della funzione della riscossione coattiva all’interno di una struttura più ampia mentre fino ad oggi era separata e svolta da una società per azioni.
Si tratta quindi della classica mossa elettorale renziana, dettata dalla disperazione di chi è consapevole di aver messo sul tavolo il proprio futuro politico ed ora si gioca il tutto per tutto con annunci ad effetto privi di sostanza. Così il presidente del consiglio nella sua captatio benevolantie referendaria da un lato ha strizzato l’occhio agli evasori con la “voluntary disclosure” che altro non è che un doppio condono come Il Primato Nazionale aveva denunciato già da tempo, e dall’altro lato ha cercato di accattivarsi le simpatie dei tartassati da Equitalia facendo loro credere che il “mostro” è stato abbattuto. Quando in realtà gli ha solo cambiato il nome ma lasciando inalterato tutto il resto.
Walter Parisi