Roma, 20 feb – Arrivano nuove misure per aggiustare il tiro nei confronti della platea di riferimento del reddito di cittadinanza. E un’ulteriore stretta per contrastare e prevenire i “furbetti”.
Nn potrà ottenere il reddito di cittadinanza chi ha cambiato residenza dopo il primo settembre 2018. A tal fine ci saranno scrupolosi controlli dei vigili urbani. E’ una delle modifiche al cosiddetto decretone su cui M5S e Lega hanno trovato l’acordo durante il vertice che si è svolto ieri a Palazzo Chigi.
Presenti, il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il ministro Riccardo Fraccaro, i sottosegretari Laura Castelli, Claudio Durigon e Massimo Garavaglia.
Nel dettaglio, per chi rilascia dichiarazioni mendaci ci sarà l’esclusione per cinque anni dall’accesso al reddito. Sono previsti anche servizi sociali da svolgere per chi accede alle misure: con l’accordo del comune e del beneficiario del reddito si può passare da 8 a 16 ore.
Inoltre, la commissione Lavoro in Senato ha approvato l’emendamento della Lega che punta a evitare che il divorzio venga usato come escamotage per avere diritto al sussidio.
Qualora la separazione sia avvenuta dopo il primo settembre 2018, gli ex coniugi che facciano domanda saranno esclusi dal beneficio senza appositi “verbali certificati dalla polizia locale sul cambio di residenza“.
Invece resta in alto mare la questione “navigator“, ossia i tutor dei centri per l’impiego.
Non è stato ancora pubblicato sul sito di Anpal Servizi l’avviso per la selezione pubblica, ma già si profilano i primi ostacoli per la collocazione dei 6 mila navigator. Si presume che i nuovi tutor affiancheranno gli attuali 8 mila operatori nei 552 centri per l’impiego, ma si dovranno creare mediamente 10,9 nuove postazioni di lavoro per ogni ufficio.
“Non ci sono gli spazi nei centri per l’impiego, molte strutture sono inadeguate“, hanno spiegato i rappresentanti delle Regioni al ministro del Lavoro Di Maio.
Ludovica Colli