Bruxelles, 8 feb – La Ue con il fiato sul collo dei Paesi in ritardo (Italia in primis) sul Recovery plan: i piani nazionali di Recovery vanno formalmente presentati alla Commissione europea entro il 30 aprile. Lo rende noto una fonte Ue. “Non si tratta di una scadenza rigida ma questa è l’indicazione”, viene precisato. I piani devono prevedere “riforme e investimenti” attuabili dal febbraio 2020 all’agosto 2026.
Ecco finora quanti Paesi Ue hanno presentato il piano
Allo stato attuale, 18 Paesi Ue hanno presentato informalmente alla Commissione il loro intero piano nazionale di ripresa e resilienza. Altri sei Paesi hanno presentato “elementi dei loro piani” di Recovery. Altri tre governi si sono solo messi in contatto con i servizi della Commissione per iniziare il confronto sui piani da presentare. Il funzionario Ue fa presente che ci sono limitate possibilità per i Paesi membri di cambiare il piano nazionale di Recovery una volta approvato dalla Ue. Per quanto riguarda la possibilità di cambi di governo da qui alla presentazione dei piani, il funzionario menziona “piccole finestre”. Che saranno consentite per la modifica dei piani di ripresa e resilienza che prevedono il raggiungimento di obiettivi stabiliti entro determinate scadenze.
Draghi cambierà sicuramente la bozza del Recovery plan
Intanto quel che è chiaro è che Draghi cambierà la bozza del Recovery plan su cui si sono scornati Conte e Renzi. Bozza che oltretutto non convince le parti sociali e che va profondamente modificata sul fronte della crescita e dello sviluppo. Da quello che traspare dalle consultazioni in atto per la formazione del governo, il premier incaricato non intende proseguire con stimoli momentanei e a pioggia ma varare piani di investimento a lungo termine. E dovrà correggere il piano sulla base dei rilievi della Ue su obiettivi, entità di spesa, impatto sul Pil. D’altronde Draghi è stato chiamato da Mattarella proprio per convincere Bruxelles che l’Italia sarà in grado di gestire al meglio i 209 miliardi del Recovery fund. A che prezzo però per i cittadini non è ancora dato sapere.
Adolfo Spezzaferro