Roma, 14 gen – Regna ancora molta confusione e incertezza sulle modalità dell’estradizione di Cesare Battisti e, soprattutto, su come l’ex terrorista sconterà i due ergastoli che gli sono stati comminati dalla giustizia italiana. Per quanto riguarda il primo punto, il ruolo della Bolivia – in cui Battisti è entrato clandestinamente – è stato decisivo. Decidendo di espellere l’ex terrorista direttamente in Italia, il governo boliviano ha di fatto reso superflua la risoluzione della vexata quaestio relativa all’estradizione dal Brasile. In teoria, già nel 2009 il Tribunale supremo brasiliano aveva accordato la consegna di Battisti alla giustizia italiana, ma aveva anche rimesso la decisione finale all’allora presidente Lula che, in virtù della sua ideologia di sinistra, oppose il suo veto all’estradizione. Un veto che fu poi confermato anche dalla presidente Dilma Rousseff, anch’ella marxista.
Inoltre, dato che l’ergastolo non è contemplato nell’ordinamento giuridico brasiliano, nell’ottobre del 2017 l’Italia aveva dovuto garantire formalmente che a Battisti, una volta estradato, non sarebbe mai stata applicata la detenzione a vita. La procedura estradizionale si era dunque arenata, anche a causa degli innumerevoli ricorsi presentati dagli avvocati di Battisti. La svolta è dunque arrivata grazie all’elezione a presidente del Brasile di Bolsonaro, che già in campagna elettorale aveva promesso al governo gialloverde di concedere l’estradizione. Un annuncio che aveva ovviamente allarmato l’ex terrorista comunista, il quale si diede alla macchia prima che Bolsonaro divenisse formalmente presidente, ossia lo scorso 1° gennaio.
Cesare Battisti, una volta rinchiuso in carcere, potrà godere di benefici penitenziari. Sebbene sia stato condannato all’ergastolo per reati «ostativi», i quali cioè non prevedono la concessione di questi benefici, Battisti potrà comunque goderne. Questo perché i reati per cui è stato condannato sono stati commessi prima del 1991, allorché entrò in vigore la norma che nega questi benefici ai condannati per reati di terrorismo o di mafia. Tuttavia, anche qualora i giudici del Tribunale di sorveglianza ritenessero opportuno accordarglieli per buona condotta, Battisti potrà beneficiare dei permessi premio (tra cui l’uscita per brevi periodi dal carcere) non prima di aver scontato almeno 10 anni di detenzione. Stesso discorso per la liberazione condizionale, per cui ne devono trascorrere almeno 26. In pratica Battisti, che ora ha 64 anni, non potrà uscire temporaneamente dal carcere prima del compimento del 74esimo anno di età, mentre la liberazione condizionale avverrebbe, in caso, quando l’ex terrorista avrà circa 90 anni.
Elena Sempione
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