Roma, 14 lug – Enrico Fermi, il padre dell’energia nucleare. Laureatosi nel 1922, anno della Marcia su Roma, quattro anni più tardi, sull’onda della ingente spesa sulla ricerca voluta dal Fascismo, ottiene la cattedra di fisica teorica all’Università di Roma. E’ proprio qui che Fermi venne a contatto con altri fisici creando quel mitico gruppo coeso di scienziati denominati “i ragazzi di via Panisperna”. Tutti giovanissimi e guidati dal genio di Fermi giunsero così, primi al mondo, alla scoperta nel 1934, nell’ambito della fisica nucleare, delle proprietà dei neutroni lenti, la quale diede avvio alla realizzazione del primo reattore nucleare sperimentale.
Primato nucleare
Questo primato permise all’Italia nell’immediato dopoguerra di essere all’avanguardia nel campo della produzione di energia elettrica attraverso la fissione nucleare. Pur con le difficoltà economiche di una guerra persa e con l’obbligo impostoci nel 1947 che imponeva all’Italia di non poter disporre di un’industria per l’arricchimento del combustibile, si giunse nel 1955 alla decisione di costruire la prima centrale elettronucleare. Fermi, morto l’anno prima negli Stati Uniti, ci aveva fatto dono di un know how invidiabile.
Nel 1966 l’Italia era il terzo produttore di energia atomica dopo Stati Uniti e Inghilterra. Sull’onda della paura generata nel 1986 dall’incidente di Chernobyl si decise di proporre un referendum popolare che da allora sancì la fine del nucleare in Italia. L’Italia sarebbe potuta essere ai livelli della Francia di oggi, che lo ricordiamo, produce attraverso il nucleare il 73% del suo fabbisogno energetico con notevoli vantaggi sulla riduzione dei costi in bolletta.
Italia all’avanguardia: il DTT di Frascati
Ma l’onda lunga del genio di Fermi è ancora viva in terra italiana perché nonostante non si possa produrre energia atomica, i nostri scienziati sono all’avanguardia nello studio della fusione nucleare, forma di energia potenzialmente illimitata e pulita. Recentemente a Frascati è stata avviata la costruzione dell’esperimento DTT (prima centrale a fusione nucleare) che avrà una funzione di collegamento tra l’esperimento ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), in costruzione in Francia, e il prototipo di reattore DEMO. L’Italia è impegnata nel progetto con l’Eni, che ha investito 50 milioni di dollari.
Nicola Mattei
2 comments
E’ vero che la Francia ora produce la maggior parte di energia elettrica da nucleare, ma è anche vero che le sue centrali sono a fine vita (10-15 anni al massimo) e mi pare che ne abbiano in costruzione solo una. Dovrà smaltire centrali e materiali radiattivi ed hanno un sola sede pronta (abbastanza vicino Parigi). Come sostituiranno questa fonte nucleare ? Col gas naturale libico ? Purtroppo, anche se molto durature, le centrali nucleari non sono eterne. Pensate a cosa sarebbe ora in Italia se si fosse seguito il PEN.
Il limite di una centrale nucleare, che ormai si costruiscono in maniera modulare è oltre I 60anni