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Multa di mille euro per diffamazione a Saviano, che fa la vittima: “Sto valutando di trasferirmi all’estero”

by Michele Iozzino
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Saviano

Roma, 13 ott – Roberto Saviano dovrà pagare mille euro di multa a Giorgia Meloni per averla definita “bastarda”. È questa la decisione del giudice monocratico del tribunale penale di Roma nell’ambito del processo che vedeva il giornalista imputato per diffamazione. Nonostante la lievità della pena, non rinuncia a farsi passare per martire.

Il processo per diffamazione e la condanna

La faccenda non si è risolta a tarallucci e vino, ma quasi. A leggere certa campa stampata il processo contro Saviano, indetto dall’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni (carica che all’epoca dei fatti e della querela ancora non ricopriva), sembrava dovesse portare a chissà quale purga governativa contro gli intellettuali, se non addirittura la fine della libertà di opinione nel nostro Paese. Niente di tutto questo, anzi lo scrittore ha ricevuto una condanna infinitesimale, con una pena pecuniaria di soli mille euro a fronte della richiesta iniziale di 10mila euro da parte del pm Pietro Polidori. Nel corso della sua requisitoria Polidori aveva ricordato come “la critica di politica non deve trascendere in offesa personale” e che “la legge è uguale per tutti e un noto scrittore non può stare al di sopra di essa”. Insomma, nessun intento repressivo, ma solamente la volontà di applicare la legge e la distinzione tra libertà di parola e insulto. Tuttavia il giudice, pur condannando Saviano, ha riconosciuto allo scrittore attenuanti generiche, tra cui “l’aver agitato per motivi di particolare valore molare”, dichiarando inoltre la sospensione della pena e la non menzione nel casellario giudiziario”.

Ora Saviano vuole farsi passare per vittima e per martire

A vedere i fatti, l’esito del processo certifica che viviamo ancora in uno stato di diritto e che anzi, quello che potremmo definire regime, lungi dall’essere oppressivo nei confronti di Saviano ne è in qualche modo accondiscendente. Conclusioni a cui non giunge però il diretto interessato, il quale ribadisce il proprio status di vittima: “Sono fiero di aver fatto questo processo. Il giudice ha riconosciuto un aspetto morale e questo mi ha fatto sorridere. Ho notato in questi mesi il tentativo continuo di questo governo, e basta vedere la cancellazione della mia trasmissione, di fermare e intimidire. Non tutti, ma solo coloro la cui voce temono. Esattamente come fa Orban. Perdere oggi è esempio di ciò che accadrà domani, porta ancora di più a capire in che situazione stiamo vivendo, con un potere esecutivo che cerca continuamente di intimidire chiunque racconti le loro bugie”. Addirittura evoca un suo possibile espatrio: “Tempo fa qualcuno aveva messo in giro la fake news che mi sarei trasferito all’estero. Oggi, alla luce della condanna che ho ricevuto, è un’idea che sto valutando e prendendo in considerazione. In Italia, con questo Governo sarà sempre più complicato vivere, sotto tutti i punti di vista”.

“Questa condanna è simbolica ma è inizio di altro”

Nel racconto paranoide di Saviano, il fatto di essere stato condannato rappresenterebbe il prodromo della repressione in grande stile del governo contro il dissenso: “Questa condanna è simbolica ma è inizio di altro. Questa banda utilizza lo strumento dei processi per combattere chi li critica. Per quanto mi riguarda disprezzo questo governo, sin da quando gli esponenti attuali erano all’opposizione, per le loro posizioni, su donne e migranti. Questa macchina politica utilizzerà contro di me gli altri processi che ho in piedi, tra i quali quello contro Salvini”. Non solo Saviano cerca di farsi passare da vittima, quando è invece è parte integrante del sistema. Torniamo un momento a quel dicembre 2020 quando a Piazzapulita pronunciò quelle parole che gli sono costate l’attuale condanna per diffamazione: “Vi sarà tornato in mente tutto il ciarpame detto sulle Ong, definite taxi del mare, crociere, e mi viene da dire ‘bastardi’. A Meloni e Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile questo dolore descriverlo così?”. Il giornalista chiudeva poi il suo discorso in questo modo: “Legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza”. Ecco dimostrato chi vuole censura e repressione, e per chi.

Michele Iozzino

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