Roma, 23 ago – La morte di Darya Dugina sarebbe responsabilità di un’agente ucraina. Almeno, questa è l’accusa che lanciano le fonti dei servizi segreeti di Mosca, come riportato dall’Ansa.
“Dugina uccisa da un’agente ucraina”, dicono i servizi di Mosca
“Il crimine è stato preparato e commesso dai servizi di sicurezza ucraini“: così afferma nel comunicato l’Fsb, il servizio di sicurezza russo. Si tratterebbe di Natalya Vovk, 43 anni, che il 23 luglio era giunta in Russia con arrivata in Russia con la figlia, Sofia Shaban.Subito dopo la morte di Dugina, sarebbe fuggita in Estonia, passando per la regione di Pskov. I servizi russi affermano che la Vovk sarebbe giunta con la figlia in una Mini Cooper sulla quale sarebbero state apposte diverse targhe, per la precisione tre, che sarebbero servite a tre scopi: attraversare il Donetsk per superare il confine, una seconda targa del Kazakhstan per circolare a Mosca, e una terza, ucraina, per uscire dalla Russia. L’Fsb così si esprime riguardo la Vovk: “Per organizzare l’uccisione della Dugina e raccogliere informazioni sulle sue abitudini di vita, ha affittato un appartamento a Mosca vicino a dove viveva la vittima”. Mamma e figlia avrebbero preso parte, infine, alla conferenza di Zakharovo. L’agente ucraina avrebbe poi azionato a distanza l’esplosivo sotto il sedile di guida (si ipotizza perfino che la bambina potrebbe essere stata usata dalla madre per inserire l’ordigno nell’auto della Dugina).
Dopo due giorni parla anche Dugin: “Attacco terroristico del regime nazista ucraino”
Per Aleksandr Dugin si tratta di un “attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino”. Così il filosofo russo attacca, dopo due giorni di silenzio, commentando la tragedia. Il presidente russo Vladimir Putin, nel frattempo, scrive un messaggio alla famiglia in cui parla di “crimine vile e crudele”. La Dugina sarebbe diventata un bersaglio – come del resto il padre. probabile vittima prevista, ma salvatosi per aver deciso all’ultimo momento di non salire sull’automobile, secondo i servizi di Mosca – per la sua attività giornalistica durante la guerra in Ucraina, la cui operazione russa aveva sempre avuto il suo sostegno.
Alberto Celletti
3 comments
La targa per entrare ed uscire dovrebbe essere stata la stessa, altrimenti visti i controlli doganali da quelle parti, qualcosa non quadra. Una targa kazaka a Mosca è “passata” solo perché il periodo risulta anche vacanziero. Gli è scappata per un pelo… Attendiamo dati sul passato di questo soggetto non certo ordinario alle nostre latitudini.
In troppe dogane quando passa la figona, scosciata o meno, con Porsche o meno, entrano in tilt. Dietro ci possono essere anche i carri armati manco se ne accorgono!
Bah. La mini cooper, gente che viene e che va durante un conflitto, tre targhe, la figlia che piazza la bomba. Complimenti vivissimi ai servizi russi. Degna “controparte” usa.