Roma, 25 ago — Dietro la nomina di Andrea De Pasquale alla guida dell’Archivio centrale dello Stato si nasconderebbe un grande complotto, che partendo dall’archivio Rauti si dipanerebbe fino ad arrivare alla legge sulle Foibe («il più clamoroso successo di falsificazione storica»), con la ferma volontà di «riscrivere la storia dalla parte del fascismo»: lo ha scritto sul Fatto Quotidiano Tomaso Montanari perdendo, di fatto, una buona occasione per tacere. Alcuni nei giorni scorsi hanno parlato di «delirio negazionista», ma il termine contiene in sé una connotazione patologica, di perdita del controllo razionale che in qualche modo lo affrancherebbe dall’assumersi le proprie responsabilità.
Montanari accusa tutti di revisionismo
Sul banco degli imputati del rettore dell’Università per stranieri di Siena compaiono, tra gli altri, Dario Franceschini, che ha confermato la nomina di De Pasquale, sotto la cui guida, — nel 2020 — la Biblioteca Nazionale acquisì il fondo archivistico personale di Pino Rauti. A Montanari e alla cricca degli antifascisti non piacquero i «toni agiografici» che accompagnarono l’acquisizione e questo, a quanto pare, basta per considerare Franceschini — Franceschini! — un fiancheggiatore dei «revisionisti». Nel fondo di Montanari segue il j’accuse a Sergio Mattarella, che ha omaggiato i martiri delle Foibe, per arrivare all’allora presidente della Camera Luciano Violante, che osò spendere parole troppo tenere per i «ragazzi di Salò».
La “campagna culturale fascista”
Montanari è un altro che vive in una dimensione parallela e vede pericoli fascisti ovunque. «Ormai da anni è in corso un’agguerrita campagna culturale da parte di una destra più o meno apertamente fascista: una battaglia il cui obiettivo è niente meno che un revisionismo di Stato», per «la cancellazione della storia che racconta cosa fu davvero il fascismo». Il Giorno del Ricordo, con cui ogni 10 febbraio si commemorano le migliaia di vittime dei massacri delle foibe ad opera dei partigiani titini e l’esodo giuliano dalmata, sarebbe la prova che l’«agguerrita campagna culturale» sta dando i propri frutti.
“Falsificazione storica”
Per Montanari, infatti, «non si può nascondere che alcune battaglie revisioniste siano state vinte, grazie alla debolezza politica e culturale dei vertici della Repubblica. La legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo (delle Foibe) a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah) rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica». A sostegno della propria tesi arriva a citare una lettera di accuse a Mattarella dello storico Angelo D’Orsi (peraltro candidato alle comunali di Torino con Sinistra comune), nella quale si legge che «le vittime accertate, ad oggi, furono poco più di 800 (compresi i militari), parecchie delle quali giustiziate essendosi macchiate di crimini, autentici quanto taciuti, verso le popolazioni locali».
Insomma: per Montanari — rettore universitario — il Giorno del Ricordo è uno stratagemma per sdilinquire l’effetto mediatico del Giorno della memoria sulla base di una «falsificazione storica». E come lui mille altri — dall’Anpi a certe frange politiche progressiste — non chiamiamoli «deliranti»: sono lucidissimi e non smetteranno mai di provarci, a tentare di ricacciare scientemente gli orrori delle Foibe nell’oblio: soprattutto se chi dovrebbe alzare la voce piagnucola sommessamente.
Cristina Gauri
5 comments
Ma chi è sto ebete? È lui il falso storico, da che buco è uscito? Non certo da quello giusto.
Montanari, oltre ad essere esteticamente veramente brutto è un autentico imbecille.
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