Roma, 3 dic – Donald Trump minaccia Italia e Francia di imporre sanzioni come rappresaglia per la web tax. Il governo giallofucsia infatti nella legge di Bilancio per il 2020 ha previsto un’aliquota del 3% per i colossi del web. La minaccia è arrivata dall’Ufficio del segretario al Commercio Usa, al termine di un’indagine durata un mese sulla digital tax introdotta dalla Francia, che colpisce giganti del web come Facebook e Google. Il segretario Robert Lighthizer minaccia tariffe punitive fino al 100% su 2,4 miliardi di dollari di importazioni dalla Francia, dallo champagne alle borse, dal formaggio ai cosmetici. Ma non finisce qua. L’amministrazione Trump valuta anche un inasprimento delle tariffe Usa già in vigore contro la Ue dopo il verdetto della Wto sul caso Airbus che – è stato stabilito – continua a beneficiare degli aiuti di Stato, come risultato dei finanziamenti approvati dai precedenti governi.
L’indagine Usa e i possibili nuovi dazi
L’indagine è arrivata alla conclusione che la web tax “discrimina le società statunitensi, è incoerente con i principi prevalenti della politica fiscale internazionale e rappresenta un onere insolitamente gravoso per le società colpite”. Per questo, l’Ufficio del segretario al Commercio raccomanda dazi del 100% su alcune importazioni francesi, per un valore di 2,4 miliardi di dollari, tra cui borse, vini e formaggi, e l’apertura di indagini simili sulla web tax proposta da Italia, Austria e Turchia.
Le accuse della Francia
Alla vigilia della diffusione del rapporto dell’Ufficio per il commercio dell’amministrazione Trump, la Francia aveva accusato gli Stati Uniti di aver fatto marcia indietro rispetto alla promessa di lavorare per una soluzione sulla digital tax in ambito Ocse. Il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire aveva detto ieri a France Inter che il governo francese “mai, mai e poi mai” rinuncerà alla sua determinazione di “imporre una tassazione equa sui giganti del web”. Ad agosto scorso, in occasione del G7 di Biarritz, il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato un accordo con il presidente Usa Trump per lavorare insieme in sede Ocse per delineare una cornice globale della web tax, la cui introduzione in Francia era stata approvata dal Parlamento di Parigi a luglio. Ma i 90 giorni di tregua concordati dagli Usa con Parigi per tentare un’intesa sulla web tax sono scaduti la scorsa settimana senza un accordo. La web tax approvata da Parigi lo scorso luglio prevede un’aliquota del 3% su ricavi superiori a 25 milioni di euro in Francia e a 750 milioni di euro nel mondo derivanti dai servizi digitali delle società del web.
La “Section 301” del Congresso Usa sulla rappresaglia commerciale
Ora quindi l’amministrazione Usa è impegnata “a contrastare il crescente protezionismo tra gli Stati membri dell’Unione europea che prende di mira ingiustamente le compagnie americane, sia con tasse sui servizi digitali e sia con altri tentativi rivolti contro le principali società digitali statunitensi”, ha spiegato Lighthizer, citando la “Section 301“, una misura approvata dal Congresso nel 1974 che consente all’amministrazione di varare dazi commerciali di ritorsione contro Paesi stranieri. Questa misura non era più stata utilizzata dalla metà degli anni ’90, ossia da quando è stata istituita la Wto-Organizzazione mondiale del commercio per risolvere le dispute commerciali internazionali.
Ludovica Colli
2 comments
il trumpi mon si smentisce ..sempre pronto a servire gli interessi sionisti..un altro servitore del tempio….
Il digitale vuol vincere sul analogico, ma dal mio computer non escono ancora panini!!