Mentre sono passati oltre 2 anni e mezzo dall’arresto dei nostri Marò e 18 mesi da quando sono stati rimandati in India, i vertici delle Forze Armate italiane, nello specifico tramite lo Stato Maggiore dell’Esercito, pensano bene – probabilmente dietro pressioni politiche – di aprire un’inchiesta sulla Folgore.
Il grave crimine sul quale si indaga alacremente è una canzoncina goliardica cantata in occasione di un raduno di ex paracadutisti (presente anche un reduce di El Alamein) presso una caserma senese. La stampa illuminata italiana plaude all’inchiesta. “Un inno fascista caro anche agli ultrà della Lazio”, tuona Il Fatto Quotidiano. “Stornello fascista”, gli fa eco indignata Repubblica.
Peccato che la canzone, che con testo modificato viene cantata da anni nelle caserme, sia originariamente un canto degli Arditi, risalente quindi alla prima guerra mondiale .
Se non ci conoscete guardateci dall’alto
Noi siam le fiamme nere del battaglion d’assalto.
Bombe a man e colpi di pugnal.
Se non ci conoscete guardateci sul viso
veniamo dall’inferno, andiamo in paradiso.
Bombe a man e colpi di pugnal.
E se l’artiglierìa fa il suo bombardamento
l’Ardito va all’assalto veloce come il vento.
Bombe a man e colpi di pugnal.
Ci han messo sul trofeo un cipresseto nero
e ci hanno riservato un posto al cimitero.
Bombardier tira la bomba ben.
Certo, anche se sarebbe bastata una ricerchina su Google per scoprire la verità, scrivere che si trattava di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno scalpore. Alla canzone originale, peraltro, sono seguite innumerevoli versioni con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è vero, ma ad esempio anche una – magari saperlo avrebbe piacere ad alcuni dei lettori dei due portali news citati – degli Arditi del Popolo.
Tra le versioni del dopoguerra, anche quella cantata dai militari della Folgore, incentrata sull’orgoglio paracadutista (Se non ci conoscete, guardateci dall’alto / noi siamo i paraca del battaglion d’assalto) e sulla tradizionale rivalità coi fanti con i relativi sfottò (Paraca e lupi neri giocavano a scopone / han vinto i paraca con l’asso di bastone). Nulla a che vedere insomma con la politica, molto con la goliardia interna ai reparti dell’Esercito.
Ma quello che più sembra aver scandalizzato i solerti organi di stampa è un riferimento finale e irriverente alla bandiera rossa. “Ecco, lo dicevamo noi che la Folgore è un covo di fascisti!” Peccato però che il rosso, e torniamo agli sfottò, sia il colore della fanteria. Del resto anche i fanti, nelle loro canzoni, prendono in giro l’azzurro dei paracadutisti. Speriamo che in quel caso non insorga Forza Italia.
Insomma, al netto delle risorse umane e economiche che verranno impiegate nell’accurata ‘indagine’, questa vicenda sarebbe semplicemente farsesca se sullo sfondo non si intravedesse l’ennesimo attacco proveniente da sinistra, e non solo, ai reparti d’élite italiani ammirati nel mondo. Quella di Folgore o Lagunari pronti a chissà quale avventuristico colpo di mano sembrerebbe del resto, da lungo tempo, una delle psicosi ricorrenti dell’ intellighenzia, o sedicente tale, italiana.
Più banalmente, forse altri si preoccupano invece a torto o a ragione che sia troppo bassa in quei reparti la concentrazione di elettori del Pd e di Sel. In ogni caso, meglio non prendere questa campagna anti-Folgore troppo sotto gamba, e vigilare.
Cristiano Coccanari
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