Roma, 27 set – Eclatante caso di malasanità a Roma, ma questa vola la colpa pare sia dei medici di Milano. Un uomo è morto 48 ore dopo aver ricevuto un trapianto di cuore per insufficienza cardiaca. Il cuore nuovo era già malato. L’uomo, un 55enne romano, era cardiopatico e già da tempo in cura presso l’Ospedale San Camillo di Roma, ma il cuore malato è arrivato dall’Ospedale San Raffaele di Milano, considerato un’eccellenza tra le eccellenze della sanità lombarda.
La vicenda è di quelle surreali, quasi un film dell’orrore. Il cuore malato che ha ucciso il 55enne romano apparteneva a un 50 enne milanese, che quando era in vita aveva dato il consenso all’espianto degli organi. Era morto in seguito a un malore in una piscina di Milano, proprio per arresto cardiaco. Dopo un primo arresto i medici milanesi avevano fatto ripartire il battito, ma il loro intervento non era bastato e l’uomo è morto. Al che è partito l’iter per l’espianto, al San Raffaele, e il trasferimento del cuore al San Camillo di Roma.
Per il cardiopatico romano che da tanto tempo aspettava un cuore nuovo e la chiamata dall’ospedale in cui gli si annunciava l’arrivo dell’organo da Milano, aveva acceso in lui la speranza di una vita nuova. Si è rivelata essere l’arma che lo ha ucciso.
La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha commentato l’accaduto alla trasmissione “Circo Massimo” di Radio Capital come una “notizia gravissima e singolare, per un sistema come quello italiano” ha annunciato “immediate procedure di controllo e verifica” sul caso. Nel frattempo sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta a Roma, passata poi a Milano per competenza territoriale, anche se il fascicolo è ancora a carico di ignoti. Quello che lascia sorpresa la Lorenzin è che “con il Centro nazionale trapianti abbiamo procedure di massima sicurezza fra le migliori al mondo. Mi sembra uno di quegli errori tragici, ma anche inaccettabili. Vedremo se ci sono state delle falle e agiremo di conseguenza”.
Anna Pedri