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“M. – Il figlio del secolo”, per il regista nessuno negli Usa vuole la serie perché antifascista. Ma non è che solo brutta?

by Michele Iozzino
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Roma, 14 mar – In un’intervista al Financial times il regista di M. – Il figlio del secolo, Joe Wright, si lamenta che la serie non riesce a trovare un distributore negli Stati Uniti perché troppo politica, ma non è che è solo brutta?

Negli Usa M. – Il figlio del secolo non trova un distributore e il regista dà la colpa alla politica

A sentire Wright la serie di M. – Il figlio del secolo starebbe subendo una sorta di congiura del silenzio, con le case di distribuzioni troppo spaventate dall’aperto antifascismo della pellicola e dalla possibile reazione del pubblico. Wright riporta così una conversazione con un possibile distributore interessato alla serie: “C’era una piattaforma di streaming che ha detto: Amiamo lo spettacolo… Tuttavia, è un po’ troppo controverso per noi”. Affermazione che il regista ha accolto facendo il finto tonto: “Aspetta un attimo, quando l’antifascismo è diventato controverso?”. Da qui una paternale contro il cinema americano, dicendosi profondamente dispiaciuto nel vedere quanto “Hollywood sia apolitica” e sottolineando che “l’industria cinematografica intesa come singoli individui è composta da persone estremamente politiche, che donano e organizzano raccolta di fondi. Ma per quanto riguarda ciò che sosterranno, sono incredibilmente apolitici”. Un attacco che suona quasi ironico visto quanto il mondo dello spettacolo statunitense si sia impegnato nella propaganda di un certo progressismo, spingendosi così tanto con l’ideologia woke da provocare una vera e propria crisi di rigetto. Ed è curioso come, tra i commentatori italiani, c’è chi ritiene che il punto controverso di M. – Il figlio del secolo sia al contrario quello di esagerare così tanto da finire per sortire l’effetto opposto, cioè farci simpatizzare con Mussolini. Non parliamo solo di canali scoppiettanti come Progetto Razia, ma anche quelli al di sopra di ogni sospetto, come la super-liberale redazione di Breaking Italy, che, nella loro rassegna stampa, parlano di “rischio che da qualcuno possa essere considerato un po’ celebrativo”.

Quando bruttezza e antifascismo significano la stessa cosa

Non è un caso che la serie finisca per assomigliare a una seduta psichiatrica per esorcizzare quel fascino oscuro che rappresenterebbero Mussolini e il fascismo. Ed è sempre con categorie psichiatriche che Wright ha voluto avvicinarsi a M. – Il figlio del secolo, il cui nucleo sarebbe quello di mostrare Mussolini come un narcisista capace di sedurre l’Italia e il mondo intero. Nonostante questa volontà di uccidere il fantasma di Mussolini gettandolo nel ridicolo, la serie si impantana in questa stessa atmosfera di grottesco e irrealtà, finendo per essere semplicemente trash. Una volontà di uccidere, almeno figurativamente, espressamente dichiarata dalla troupe della serie: come si vede in alcuni backstage, le camera da presa avevano scritto sopra This machine kills fascists, cioè “questa macchina uccide fascisti”. Citazione del cantante americano Woody Guthrie, che aveva messo questa frase sulla propria chitarra. Ma, a conti fatti, M. – Il figlio del secolo più che a un qualche manifesto politico antifascista, assomiglia a un cinepanettone. È semplicemente brutto, una sorta di specchio deforme. Ma questo, forse, è un altro modo per dire antifascista.

Michele Iozzino

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