Roma, 9 ott – “La fissazione è peggio della malattia”, scriveva qualcuno e a vedere quanto successo oggi alla seduta plenaria del Parlamento europeo difficilmente gli si potrebbe dare torto. La fissazione in questo caso è quella dell’antifascismo, con gli eurodeputati di The Left che, come segno di protesta contro il presidente ungherese Viktor Orban, non hanno trovato idea più originale di cantare Bella ciao.
La protesta di The Left: eurodeputati cantano Bella ciao contro Orban
La francese Manon Aubry rivendica il tutto sui social: “Di fronte a Orban che sfila al Parlamento europeo tra gli applausi dell’estrema destra, il mio gruppo The Left si alza e canta Bella Ciao in aula”. The Left è il gruppo dell’estrema sinistra in Europa, per l’Italia abbiamo Alleanza Verdi e Sinistra con eletti del calibro di Ilaria Salis e Mimmo Lucano. La stessa Aubry, per intenderci, in patria fa parte di La France insoumise, il partito di Melanchon. Una protesta che l’eurodeputata spiega in questo modo: “Di fronte alla minaccia nera che avanza in tutta Europa, la lotta antifascista è essenziale”. E concludendo, in italiano nel testo, “Siamo tutti antifascisti”. Alle parole della Aubry fa eco tutto il gruppo di The Left, che su X proclama: “Orbán sputa il suo odio e le sue bugie durante la seduta plenaria del Parlamento europeo, ma noi reagiamo!”. È poi tutto un crescendo: “Siamo qui per schiacciare il fascismo e il nazionalismo una volta per tutte, difendere la libertà di parola, fermare la morte dei migranti, garantire il controllo delle donne sul proprio corpo e mantenere intoccabile lo stato di diritto”. Fino alla baldanzosa promessa: “Questa è la nostra battaglia: non ci fermeremo”. A spegnere gli entusiasmi ci pensa la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola che richiama tutti all’ordine: “Non siamo all’Eurovision, sembra la Casa de Papel”. Insomma, i nuovi partigiani ridotti a personaggi da operetta. Anzi, da serie Netflix.
Un antifascismo sempre più ridicolo
Al di là dell’ovvio senso del ridicolo, la sceneggiata della euro-sinistra mette in luce diverse contraddizioni. Prima fra tutte, la libertà di parola viene allo stesso tempo evocata come diritto da difendere e mal tollerata quando a parlare è qualcuno come Orban, che infatti per la sinistra non parla ma al massimo sputa odio e bugie. La seconda è quella dello stesso antifascismo, una semplice clava da usare contro il nemico politico di turno. Per la sinistra il fascismo è un fantasma, un capro espiatorio, un contenitore vuoto da riempire di volta in volta con le proprie paure e le proprie paranoie. Ad esempio, a The Left vorremmo chiedere se è da schiacciare una volta per tutto anche il nazionalismo di tutti quegli ucraini che hanno fatto della propria terra una vera e propria trincea d’Europa, quegli stessi nazionalisti che Putin – uno dei rimproveri della sinistra a Orban è proprio quello di essere come il presidente russo – vorrebbe denazificare. Una domanda questa che vale al rovescio anche nei confronti del presidente ungherese, il quale da una parte afferma di voler difendere i confini europei dai migranti, ma dall’altra si mostra fin troppo rinunciatario sul conflitto ucraino. Insomma, l’antifascismo canterino della sinistra oltre ad essere ridicolo – e si sa, il ridicolo è uno dei segni sicuri del male – è anche confondente, imponendo un binarismo del tutto falsato.
Lo scontro a distanza tra Salis e Orban
Per non farsi mancare nulla, le seduta di oggi è stata anche l’occasione per un piccato scontro a distanza tra la Salis e Orban, con la prima che ha accusato il secondo di aver trasformato l’Ungheria in un “un regime illiberale e oligarchico, uno stato etnico autoritario. Alcuni la chiamano addirittura una moderna tirannia”. Pronta la risposta del presidente ungherese: “È una picchiatrice, assurdo che parli di diritti”.
Michele Iozzino