Parigi, 11 gen – “La repressione ci moltiplica” recitava un famoso slogan molto in voga negli anni ’70. “La repressione ci moltiplica” deve essere quello che hanno pensato migliaia di francesi che, dopo la decisione del Consiglio di Stato francese di vietare gli spettacoli del comico Dieudonné “perché antisemiti”, hanno espresso la loro solidarietà all’artista con l’ormai arcinoto gesto della quenelle.
Nonostante la stampa e la classe politica transalpina, eccezion fatta per Le Pen, continuino a dipingere Dieudonné come un pericoloso sobillatore populista e antidemocratico, vedendo nella quenelle un “saluto nazista alla rovescia”, gran parte dei francesi ha deciso di schierarsi dalla parte del comico. Tra i personaggi famosi immortalati nel gesto della quenelle ricordiamo calciatori come Anelka e Nasri, intellettuali come Alain Soral ma anche, notizia più recente, lo scrittore ebreo antisionista Jacob Cohen. Una serie di cortocircuiti che stordisce chi ragione per concetti preconfezionati: un nero paragonato a Hitler, un ebreo che fa un gesto considerato antisemita.
Dalle foto si può notare come la quenelle-mania abbia contagiato francesi di tutte le etnie e classi sociali. un fenomeno originale e interessante, rivelatore di un malcontento diffuso soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione, catalogato rapidamente sotto la voce “antisemitismo”. Questa reductio ad Hitlerum, secondo la felice espressione di Leo Strauss, sembra ormai una costante nell’analisi di movimenti non riconducibili ai vetusti contenitori partitici ( in Italia è successo per il movimento dei forconi): tutto ciò che è spontaneo e trasversale fa paura all’establishment e per questo viene immediatamente screditato invocando gli spettri del passato.
La realtà è però sempre più complicata e non sempre riconducibile a schemi prestabiliti. Tracciare una netta linea di demarcazione tra i buoni e i cattivi rivela la volontà di taluni interpreti che più che capire e analizzare le ragioni di determinate forme di protesta hanno l’interesse a catalogarle sotto una voce. Riducendole appunto.
Rolando Mancini
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