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La medaglia di Albano? E’ per la resistenza… ai bombardamenti alleati

by Adriano Scianca
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Propaganda FideRoma, 18 ott – Due giorni fa facevamo notare come uno degli argomenti per dichiarare irricevibile la salma di Erich Priebke ad Albano Laziale fosse la famosa “medaglia d’argento della resistenza” tanto vantata dal primo cittadino della località in provincia di Roma.

Notavamo anche, tuttavia, che secondo quanto riportato sia dal sito nazionale dell’Anpi che daWikipedia Civitavecchia risulterebbe essere l’unica città in provincia di Roma a aver riportato questa onorificenza. Non solo, come si può evincere dalla stessa lista, non risulterebbe attribuita ad Albano nemmeno una delle altre medaglie al valore previste (oro, bronzo, croce di ferro).

Ora, forse, l’enigma ha trovato una soluzione. Le famose medaglie d’oro o d’argento alla resistenza sono decorazioni al valor militare per la guerra di liberazione. Albano Laziale, in effetti, ne è sprovvisto. Possiede, invece, una medaglia d’argento al merito civile, conferita l’11 dicembre 2009 (!).

Interessante, tuttavia, la motivazione riportata sul sito del Quirinale. Leggiamo:

«Centro strategicamente importante, situato nelle vicinanze di Roma, fu sottoposto a violentissimi e devastanti bombardamenti e ad efferate azioni di guerra da parte degli opposti schieramenti che provocarono centinaia di vittime e di feriti, in particolare tra gli sfollati ospitati nel Collegio di Propaganda Fide, nonché ingenti danni al patrimonio edilizio. La popolazione offrì un’ammirevole prova di generoso spirito di solidarietà, prodigandosi nel recupero dei morti e nel soccorso dei feriti. Splendido esempio dei più elevati sentimenti di solidarietà umana e di elette virtù civiche. 1944 – Albano Laziale (RM)».

Avete letto bene? Albano è sì decorato, ma per la resistenza… ai bombardamenti alleati! Il riferimento è a quanto avvenne il 10 febbraio 1944, tra le ore 9 e le 10 del mattino, quando i bombardieri alleati in due ondate colpirono il Collegio di Propaganda Fide e Villa Barberini, in piena zona extra-territoriale (l’edificio era a tutti gli effetti territorio vaticano), causando circa 500 vittime, tutti civili rifugiati sotto la protezione di una nazione neutrale. In realtà, il numero delle vittime non è stato mai accertato, a causa della lacunosità dei registri di morte conservati presso il Tribunale di Velletri.

Esiste anche una L’Associazione Vittime del Bombardamento di Propaganda Fide che ha nel suo statuto l’obiettivo di far proclamare il bombardamento del 10 febbraio 1944 crimine di guerra dalla Corte Internazionale dell’Aia. Ogni anno la stessa associazione, d’accordo con i comuni di Albano Laziale e Castel Gandolfo, commemorano la memoria del bombardamento. Ma il sindaco, forse, non se ne era ricordato.

Giuliano Lebelli

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