Roma, 10 gen – Graziella Bartolucci, mamma della senatrice M5S e vicepresidente del Senato Paola Taverna, da anni occupa senza averne i requisiti una casa popolare alla periferia Est di Roma. E’ ormai dal 1994 che risiede nell’appartamento pagando un affitto tra i 100 e i 150 euro al mese. L’Ater, tuttavia, ha scoperto (dopo aver effettuato degli accertamenti patrimoniali), che è dal 2014 che la signora Bartolucci avrebbe perso i requisiti per abitare nella palazzina: il valore dei beni in possesso del suo nucleo familiare superano di gran lunga i limiti prefissati dall’azienda territoriale per l’edilizia pubblica di Roma. La conseguenza, in base all’ultima sentenza del Tar, è inequivocabile: lo sfratto.
La madre della pasionaria pentastellata ha fatto ricorso al tribunale amministrativo del Lazio ma è stato rigettato in toto. Ora la questione scomoda rimbalza al sindaco Raggi: è infatti la giunta capitolina a dover liberare l’alloggio, sempre che la signora non decida di sua sponte di lasciarlo. La Taverna è una paladina dell’onestà ma naturalmente non lesina l’orazione (sarebbe il caso di dire letteralmente) pro domo sua. “Mia madre percepisce una pensione minima e vive in una casa popolare dove ho vissuto anche io per tanti anni“. Con questa affermazione da libro Cuore, rilasciata a ottobre, la senatrice ha cercato di carpire la pietà del pubblico.
Eppure sono molti gli italiani che vivono in condizioni indigenti senza per questo ergersi a eroi del giustizialismo a tutti i costi e senza privare altri cittadini di un loro diritto. “Credo abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa dove è vissuta”, ha aggiunto la politica cinquestelle. Ma il sentimentalismo non sembra aver fatto presa sui cuori dei giudici.
Ilaria Paoletti